Splendori, svolte e “multiforme ingegno” di David Lynch. Dalla Rossellini nuda a “Twin Peaks”

Le passioni per i dibattiti sulla natura della televisione, per la pittura, la falegnameria nel momento in cui non gli è più bastato il cinema. Il grande regista è morto all’età di 78 anni

Pochi registi come David Lynch hanno avuto un momento di grande splendore, e poi la tragica svolta: “Adesso faccio quel che piace a me, soltanto a me”. E’ la distanza che corre tra la prima stagione di “I segreti di Twin Peaks”, in onda nei primi anni 90 e da noi celebrato con visioni collettive a base di crostata di ciliegie, e il revival di 17 anni dopo. “Twin Peaks – Il ritorno”. Ricordiamo benissimo che eravamo al Festival di Cannes, e per poterlo vedere tentammo una serie di triangolazioni – ma si fece notare soltanto per la delusione. Era una serie, diventò “la totale e libera espressione di un genio”, proiettata al Museum of Modern Art.



L’amore che ci aveva legato ai tempi di “Cuore selvaggio”, “Velluto blu” e finanche “Mulholland Drive”, finì bruscamente – come era cominciato con “Elephant Man” (ma confessiamo di aver sempre avuto un debole per i mostri e le deformità). David Lynch aveva imboccato la strada del “multiforme ingegno”. Non gli bastava più il cinema, meno che mai quello fantastico, surreale, con un passaggio in un’altra dimensione. “Velluto blu” per esempio, con Isabella Rossellini nuda: per questo ci rimise un premio alla Mostra di Venezia (Gian Luigi Rondi era scandalizzato, “ho conosciuto i suoi genitori – della ragazza”, che poi di David Lynch fu moglie).



Voleva inventarsele lui le dimensioni. Inquadrando in “Inland Empire – L’impero della mente” un muro. Un muro e basta, color beige, per un tempo abbastanza lungo. Voleva farci correre lungo un’autostrada, al buio e con la sola linea di mezzeria, per un tempo altrettanto lungo. Voleva darsi alla falegnameria, e alla pittura. Voleva accendere dibattiti sulla natura della televisione medesima. Che come è noto interessano a pochissimi. Irritano, soprattutto quando chi fa questi discorsi ha girato film come “Cuore selvaggio” e “Velluto blu”. Pazzi e originali, da museo. Ma non punitivi per lo spettatore che poteva affezionarsi, e non vedere solo i conigli – o le cavie, o i criceti? – di “Inland Empire”.

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