Il gioco delle fusioni e acquisizioni tra istituti di credito, in Italia come in Europa, esige doti come pazienza e diplomazia, per tessere una rete di consenso che arriva fino alla politica. Tutto questo l’ad di Unicredit Andrea Orcel lo sa bene
Unicredit ha annunciato una partnership con Ferrari, una delle aziende italiane più blasonate al mondo. Al di là degli obiettivi e delle modalità dell’alleanza, resi noti in maniera molto generica, l’ad di Unicredit Andrea Orcel ha colto l’occasione per lanciare un messaggio di invincibilità: “Abbiamo trovato in Ferrari – ha detto – non solo un grande partner italiano, ma anche un Dna non dissimile. Entrambe le aziende e soprattutto le persone, tanto in Unicredit quanto in Ferrari, non accettano gli ostacoli e vogliono superarli”. Un riferimento, neanche troppo velato, alla doppia partita che Unicredit sta giocando sul tavolo del risiko bancario (Commerzbank in Germania e Banco Bpm in Italia) che tanti ostacoli ha incontrato. Però il risiko bancario non è la Formula 1.
Più che la velocità e la forza delle prestazioni, il gioco delle fusioni e acquisizioni tra istituti di credito, in Italia come in Europa, esige doti come pazienza e diplomazia, per tessere una rete di consenso che arriva fino alla politica. E poi è tutto molto più lento rispetto a un circuito da corsa. Spesso si fa qualche retromarcia o si resta fermi alcuni giri. Ma Orcel, che sta affrontando le barricate erette dal governo tedesco (le ultime dichiarazioni di Jens Weidmann, presidente del comitato di sorveglianza di Commerzbank, già guida della Bundesbank, non lasciano dubbi) e l’ostilità del governo italiano che per Banco Bpm aveva altri progetti (in un recente esposto all’Antitrust, la banca milanese ha definito l’Ops di Unicredit una “killer acquisition”), tutto questo lo sa bene.
Tant’è che ha affidato un lungo post a LinkedIn per ribattere alle obiezioni di Palazzo Chigi e spiegare che Unicredit è una banca che lavora all’estero ma è italianissima. Ma lo stile del banchiere è naturalmente caratterizzato da dinamicità, come quella della banca britannica Barclays che in modo inatteso ha raggiunto una quota potenziale del 18 per cento di Commerzbank, facendosi vedere nello specchietto retrovisore di Unicredit.