“Confessa o ti arresto”. Le minacce del pm Ruggiero, condannato e sospeso dal Csm

Depositate le motivazioni della condanna a 3 anni e 9 mesi nei confronti del magistrato Michele Ruggiero: ha minacciato alcuni testimoni di sbatterli in carcere per indurli a incolpare degli innocenti, e poi ha falsificato i verbali

“Le modalità di escussione dei testimoni seguite risultano totalmente ingiustificabili, poiché contrarie ai più elementari princìpi di garanzia che un magistrato dovrebbe osservare nel momento in cui esercita la delicata funzione giurisdizionale”. Sono state depositate le (pesantissime) motivazioni con cui il tribunale di Lecce, lo scorso novembre, ha condannato a tre anni e nove mesi di reclusione il magistrato Michele Ruggiero con l’accusa di violenza privata (reato accertato ma prescritto) e falso in atto pubblico. Il pm, all’epoca in servizio a Trani (dove è diventato celebre per alcune inchieste molto mediatiche ma tutte fallite, come quella sui presunti complotti contro l’Italia da parte delle agenzie di rating), secondo il tribunale leccese ha minacciato alcuni testimoni di sbatterli in carcere per indurli a incolpare degli innocenti di aver percepito delle tangenti, in un’inchiesta del 2014 che portò all’arresto dell’allora sindaco di Trani Luigi Riserbato e di altre cinque persone. Non pago, ha poi falsificato i verbali relativi all’ascolto dei testimoni, omettendo di riportare le ripetute affermazioni con cui le persone ascoltate negavano le accuse a loro contestate, nonché le minacce e le pressioni a loro rivolte. La falsificazione dei verbali redatti da Ruggiero e l’esistenza delle minacce nei confronti dei testimoni sono però emerse chiaramente quando la procura di Lecce, in un secondo momento, ha rinvenuto le registrazioni audio dell’audizione dei testimoni (altro fatto che Ruggiero aveva omesso di riferire).

Ed eccole alcune delle minacce rivolte da Ruggiero a un testimone: “Voglio sapere la tua versione sulle cose, perché noi ti stavamo per arrestare”; “anche la sola indagine a tuo carico ti creerebbe un casino di problemi per la laurea, per il tuo futuro, perché ti devi rovinare?”; “ci vedremo tra un mesetto però in una diversa posizione, tu stai dietro alle sbarre e io sto da un’altra parte…”; “te ne andrai in carcere pure tu, come se ne è andato l’anno scorso il tuo sindaco”; “un’altra persona con gli elementi che c’abbiamo già avrebbe firmato l’ordine di arresto nei tuoi confronti”; “tu sei un professionista, devi far rispettare la legge… e cazzo e queste cose non devi farmi sudare… ma perché devo minacciarti di arrestarti per farti dire la verità, porca puttana”.

“Mi fu fatto anche presente che una misura di arresto avrebbe impedito di partecipare, a me e ai miei genitori, al matrimonio di mia sorella che si sarebbe svolto dopo due giorni”, ha riferito il testimone al processo.

Il testimone in questione venne trattenuto per sette ore e scortato dalla polizia giudiziaria persino quando andava in bagno. Nel corso dell’interrogatorio negò più volte di essere al corrente di tangenti, prima di cedere (“Cosa vuole che le dica”) e dichiarare ciò che il pm voleva sentirsi dire. Sulla base di questi verbali (falsificati), il pm Ruggiero ha poi chiesto e ottenuto le misure cautelari di diversi indagati. “Nel verbale in forma riassuntiva – scrive il tribunale di Lecce – non si dà atto delle ripetute negazioni del testimone, né delle modalità (illecite) attraverso le quali si pervenne ad ‘estorcere’ al testimone le dichiarazioni compiacenti che gli inquirenti volevano acquisire”.

Pur ritenendo accertati i fatti relativi al reato di violenza privata, il tribunale di Lecce ha dovuto dichiarare l’improcedibilità per intervenuta prescrizione del reato, riconoscendo sussistente solo il reato di falso in atto pubblico, per le ripetute falsificazioni dei verbali relativi all’assunzione delle sommarie informazioni. Da qui la condanna per Ruggiero a tre anni e nove mesi.

Ruggiero ha già sulle spalle una condanna definitiva a sei mesi di reclusione per violenza privata su testimoni, sempre nella medesima inchiesta sul “sistema Trani”. Il metodo seguito dal pm è stato lo stesso: minacciare i testimoni per costringerli a incolpare alcuni indagati di aver preso tangenti. In seguito a questa condanna definitiva, il Csm ha punito disciplinarmente Ruggiero con la sospensione dal lavoro per due anni.

Alla fine della sospensione (durante la quale, come abbiamo rivelato un mese fa, Ruggiero comunque sta continuando a percepire un “assegno alimentare” di circa 4.500 euro al mese), Ruggiero tornerà in ruolo come giudice civile a Torino. Questo avverrà nell’aprile 2026. Come potranno i cittadini avere fiducia nell’attività del magistrato nessuno lo sa. Ancor di più leggendo le motivazioni di questa ennesima condanna.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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