Fidanza: “Ecr è il ponte tra l’Europa e l’America di Trump”

Meloni passa il testimone a Morawiecki e il partito dei conservatori si prepara a lavorare per un’alleanza con il Ppe e i Patrioti sui temi chiave: “L’ambizione è quella di strutturare un rapporto con i vari livelli del mondo repubblicano americano”, ci dice il vicepresidente di Fratelli d’Italia

Bruxelles. “Ecr sarà un ponte per dialogare non solo con Trump, ma con l’intera galassia repubblicana”. Lo spiega al Foglio Carlo Fidanza, dopo la sua nomina a vicepresidente del partito dei Conservatori e Riformisti Europei, ieri a Bruxelles, dove si è celebrato il passaggio di testimone tra Giorgia Meloni e l’ex premier polacco Mateusz Morawiecki alla guida della formazione destra riformista europea.

E infatti Morawiecki, Fidanza e gli altri due nuovi vicepresidenti di Ecr, la francese Marion Maréchal e il rumeno George Simion, hanno già in tasca un biglietto per Washington dove andranno a rappresentare il partito all’inaugurazione del prossimo presidente degli Stati Uniti. “Una presenza scontata”, sottolinea Fidanza, “grazie a un rapporto storico tra Ecr e i Repubblicani, che oggi viene naturalmente rivitalizzato”.

Alla grande festa per il ritorno di Trump alla Casa Bianca, Fidanza non sarà l’unico politico italiano, assieme a lui andrà il deputato di FdI Antonio Giordano, segretario generale Ecr party. Rimane un’incognita invece la partecipazione di Meloni. “Non ho informazioni su questo, quelli sono inviti che viaggiano a livelli diversi”, precisa Fidanza, che poi schiva un commento sull’attivismo di Salvini per assicurarsi un posto a Washington. “Se verrà, sarò felice di vederlo lì”.

“Oggi c’è fermento a destra e vogliamo esserne protagonisti, sia attraverso il partito Ecr sia con lo strumento della Fondazione New Direction”, aggiunge Fidanza. Alla guida della fondazione, cuore pensante dei conservatori europei, arriva infatti il meloniano Nicola Procaccini. “Una fondazione che può diventare un punto di riferimento per i tanti think tank conservatori emergenti in Europa e per avvicinarli a quelli storici oltreoceano”, prosegue Fidanza.

L’ambizione è quella di strutturare un rapporto con i vari livelli del mondo repubblicano americano, che include non solo rappresentanti parlamentari, ma anche governatori di Stati chiave come la Florida e il Texas. Per questo sarà necessario lavorare su più fronti, e Ecr sarà uno strumento cruciale”, continua il dirigente meloniano.

Guardando indietro la scalata di Meloni in Ecr è una partita iniziata da molto lontano: “quando Giorgia ha assunto la presidenza, stavamo ancora crescendo; forse eravamo al 9 per cento, o giù di lì” osserva Fidanza. “E’ stata un’esperienza fondamentale in termini di agenda internazionale e relazioni, che ha permesso a Meloni di costruire legami e acquisire un’attitudine al confronto internazionale ben prima di diventare presidente del Consiglio. Doti che ha poi sfruttato pienamente una volta eletta”, prosegue l’eurodeputato.

L’esperienza europea dei conservatori riformisti ha rappresentato quindi una palestra anche per la classe dirigente meloniana in Europa. “Ricordo che quando entrammo in Ecr, c’eravamo io come membro del Comitato delle Regioni e Fitto come eurodeputato. Da lì abbiamo costruito il percorso di adesione di Fratelli d’Italia. È stata una scelta lungimirante, pianificata con pazienza e grande abilità nelle relazioni”, afferma Fidanza.

Un lavoro meticoloso che prosegue oggi con la nuova dirigenza Ecr, pronta a lavorare per un’alleanza con il Ppe e i Patrioti sui temi chiave. “Vogliamo costruire una maggioranza alternativa che veda Ecr al centro, come cardine politico tra le forze sovraniste e quelle alla nostra sinistra”, ha dichiarato ieri Morawiecki in conferenza stampa.

La capacità di tessere relazioni e la fiducia nei rapporti transatlantici sono state la chiave anche per risolvere casi complessi, come l’arresto di Cecilia Sala. “Sono certo che a Bruxelles si sia apprezzata la cooperazione tra Italia, Stati Uniti, Iran e altri attori coinvolti. E’ stata una partita gestita molto bene, anche sul piano giuridico, con una decisione su Abedini conforme al nostro stato di diritto. Un successo chiaro per tutti, anche a Bruxelles”.

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