Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore – Se Oliviero Toscani avesse scattato oggi la famosa foto della culotte di jeans con la scritta sul sedere “chi mi ama mi segua”, sarebbe stato accusato di sessismo. Da quella stessa sinistra che all’epoca lo esaltò come il fotografo di una rivoluzione culturale e sociale per la libertà e l’emancipazione delle donne e non solo. E che lo difese dalle accuse di blasfemia che gli arrivarono dal Vaticano, e da una destra bigotta e restauratrice. Toscani sfidò tutte le convenzioni grazie a quelle foto anticonformiste e trasgressive. Ma era il 1973, e all’epoca l’emancipazione delle donne passava proprio dalla liberazione del corpo dal pudore imposto da clero e patriarcato. Il contrario di ciò che accade oggi, da quando il politicamente corretto si è mangiato ogni anelito di libertà e il sedere di una donna è divenuto simbolo di mercificazione e sessismo. Per questo le foto di Oliviero Toscani sono dirompenti e dissacranti ancora oggi, e come le grandi opere d’arte sono destinate a resistere al tempo che torna indietro mentre gli artisti come lui sono sempre avanti.
Annarita Di Giorgio
Al direttore – Ma quante archiviazioni servono a “Report” e Ranucci per rendersi conto che su Berlusconi, Dell’Utri e le stragi di mafia ci sono state (e ci sono tuttora) solo congetture cassate come tali a Palermo, Caltanissetta e Firenze? Ormai siamo, da tempo in realtà, all’ottusità giornalistica. Ma soprattutto alla noia.
Luca Rocca
Al direttore – L’Andrea’s di ieri, su Ranucci, era forte, forse troppo, ma era satira. Ranucci si è arrabbiato, e ci può stare. Ma l’Ordine dei giornalisti che non capisce che differenza c’è tra la satira e la non satira in che paese vive?
Lucia Marini
L’Ordine dei giornalisti ha scelto di prendere sul serio la satira, e ci fa piacere: è comunque un segnale di vita. Aspettiamo ora il comunicato successivo dell’Ordine dei giornalisti per smentire un fatto raccontato ieri dal Foglio, che non può che essere frutto di satira: aver chiamato l’ambasciatore di uno stato, la Cina, definito da Reporter senza frontiere “la più grande prigione per giornalisti al mondo” per aprire un corso destinato alla formazione dei giornalisti italiani. Sul terreno della satira, in effetti, l’Ordine non lo batte nessuno. Per il resto, sulla battuta infelice, rimandiamo all’Andrea’s di oggi. Grazie.
Al direttore – Pochi giorni dopo la liberazione di Cecilia Sala, grazie a un’azione diplomatica perfetta di Giorgia Meloni e del governo italiano, l’Iran ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei peggiori regimi totalitari del mondo, confermando la condanna a morte dell’attivista curda Pakhshan Azizi; nel silenzio di tutti quei pacifisti pronti a manifestare a ogni piè sospinto quando si tratta di Israele. Per la cronaca, nel 2023 sono state eseguite in questa repubblica islamica oltre 850 esecuzioni.
Roberto Alatri