C’è un po’ di Milano nel progetto di Nasa ed Esa della sonda CubeSat Milani. È il Polimi

Dalla pandemia allo spazio profondo. Con un team giovane e un lavoro senza precedenti, il Politecnico di Milano è al centro della missione Hera, che analizzerà gli effetti di un impatto su un asteroide

C’è un pezzo di Milano nel primo esperimento di difesa planetaria che vede come protagoniste la Nasa, storica agenzia americana della ricerca spaziale, e l’Esa, la meno iconica omologa europea. Si tratta del Politecnico che ha progettato la sonda CubeSat Milani che lo scorso 7 ottobre ha preso il volo da Cape Canaveral e al momento si trova in viaggio nello spazio. L’operazione è complessa e prende le mosse da un’altra sonda che è andata a scontrarsi contro l’asteroide Didymos: CubeSat sta viaggiando nella pancia della navicella Hera e, una volta raggiunto l’asteroide, avrà il compito di analizzarlo dopo essersi staccata. Come spiega al Foglio Francesco Topputo, docente di Sistemi dello spazio e coordinatore del team del Polimi, “nel 2022 la sonda ‘suicida’ Dart della Nasa ha impattato l’asteroide Didymos: la missione alla quale prendiamo parte consiste nella spedizione della sonda Hera dalla quale si sgancerà il nostro CubeSat Milani che avrà il compito di illustrare le conseguenze dell’impatto”.



Tutto è iniziato due anni prima, in piena pandemia, quando l’ateneo in cordata con l’impresa torinese Tyvak International si è aggiudicata il bando di Esa per la realizzazione della sonda. In quel momento è iniziata una corsa contro il tempo per costruire il satellite, compito riservato all’impresa, e pianificare il viaggio nello spazio per un costo complessivo di 12 milioni messi a disposizione dal governo: “E’ stato un impegno senza precedenti – spiega Topputo – perché quattro anni sono davvero pochi per un’iniziativa di questo tipo. Ci siamo riusciti grazie ad un team di 10 ingegneri e ricercatori del Polimi, quasi tutti under 30, che hanno studiato e programmato tutti i passi della missione lavorando a pieno ritmo anche nel periodo del Covid”.



Dopo avere assistito la Nasa nel lancio della sonda a ottobre, la prossima tappa clou per il team del Politecnico sarà nel 2027 quando è previsto il rilascio di Milani intorno a Didymos a opera della navicella madre Hera, che sarà così il primo CubeSat a operare nello spazio profondo vicino ad asteroidi per un periodo prolungato. Un’opportunità straordinaria per gli studiosi del Politecnico che per circa 90 giorni saranno in contatto con Milani tramite Hera grazie al primo collegamento intersatellitare nello spazio, un’innovazione messa a punto per questa missione che si pone come un modello per le future costellazioni di piccoli satelliti. In particolare il team sarà coinvolto nella fase operativa in quanto responsabile dello strumento Navigation Camera che fornirà immagini che riprendono il cratere creato dall’impatto dalla sonda Dart. Anche se bisogna tenere presente che, al momento, non c’è la certezza che questo esista né sono state formulate ipotesi precise su cosa sia successo dopo lo scontro. E’ proprio su questi aspetti che dovrà lavorare Topputo con i suoi colleghi: “Sarà il vero nostro lavoro, avremo la possibilità di compiere studi, effettuare analisi e scrivere pubblicazioni in base alle informazioni che ci saranno fornire dalla sonda”.



La fine completa della missione è fissata per il 2032. L’obiettivo non è solo quello di capire quali sono stati gli effetti dell’impatto sul meteorite ma di sviluppare nuove tecnologie che possano servire per nuovi viaggi spaziali. Per il Polimi questo impegno può costituire un’ulteriore spinta alle attività dell’ateneo nel settore spaziale che vanta già una importante collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana stabilita per sviluppare gli ambiti dell’esplorazione robotica e umana e approfondire il campo dell’osservazione della Terra. E’ un progetto scientifico iniziato nel 2018 con termine nel 2033 caratterizzato dallo sviluppo di partenariati, come quello realizzato con Tyvak International per Milani.

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