Contro le sparate di Trump meglio fare come il re di Danimarca

Il tycoon fa baccano ventilando di comprare e poi invadere la Groenlandia, ma dopo il picco di emozioni tutto è destinato all’oblio. Ben lontano da Federico X, che invece libera il suo simbolo da ogni superfluo barocchismo

Nel dominio dell’impermanenza, ben vengano i tempi lunghi delle monarchie. In questi giorni tutti sbraitano, giustamente scossi dalle parole di Donald Trump, il quale prima ha ventilato di comprare e poi di invadere la Groenlandia (una specie di via di mezzo fra “L’arte di fare affari” e il Risiko). Ma le sparate propagandistiche – l’abbiamo imparato con lui e con altri agitatori populisti – sono per definizione occasionali: fuochi d’artificio che fanno baccano e richiamano l’attenzione per un attimo, prima di sparire e venire dimenticati per sempre; non per nulla viviamo nel tempo delle stories, i cui contenuti episodici e fugaci sui social causano un picco di emozioni forti, subito seguite dal giusto oblio.

Le monarchie, invece, per fortuna vivono ancora nel tempo della storia. È per questo che ieri il re di Danimarca, Federico X, per tutta risposta alla sortita di Trump si è limitato a ritoccare qua e là lo stemma regale, ingrandendo l’orso simbolo della Groenlandia nonché il caprone simbolo delle isole Faroe. Già che c’era, ne ha approfittato anche per eliminare le tre corone che alludevano al dominio danese su Svezia e Norvegia, visto che in effetti l’unione di Kalmar è tramontata cinquecento anni fa. E se questo dettaglio vi appare ridicolo, se la modifica dello stemma vi sembra un superfluo barocchismo, vi prego di domandarvi: per rispondere a Trump, avreste preferito che il re di Danimarca facesse qualcosa di più al passo coi tempi, tipo un balletto su TikTok?

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