È morto Rino Tommasi

Il giornalista avrebbe compiuto a febbraio 91 ani. Ha raccontato una boxe e un tennis di grandi sfide e grandi uomini fino agli inizi del dominio di Federer, Nadal e Djokovic

Non è un bell’inizio d’anno per il giornalismo sportivo italiano, improvvisamente circondato da un velo di tristezza. Nel giro di pochi giorni se ne sono andati due maestri della parola e dei numeri: Gian Paolo Ormezzano e Rino Tommasi. GPO era un vero fenomeno della scrittura, sapeva raccontare qualsiasi cosa rendendo affascinante anche un cracker. Una volta nella sala stampa del rally di Monte Carlo, mi raccontò che aveva appena scritto cento righe su come si spezza un cracker. Non scriveva solo di sport, ma è nello sport che ha lasciato tracce indelebili sempre senza prendersi sul serio, lui che per anni è stato il migliore di tutti. Un cuore Toro amato anche dagli juventini che ne apprezzavano la capacità di raccontare senza pregiudizi. Una dote che aveva intuito anche Enzo Ferrari che lo sfruttò come penna per alcuni dei suoi libri. Era un vero fantasista con il gusto della battuta. Se non fosse stato così granata, potremmo anche definirlo un Platini della macchina da scrivere.

Poche ore fa lo ha raggiunto Rino Tommasi che a febbraio avrebbe compiuto 91 anni. Rino nato a Verona e con il Verona nel cuore, è stato un cittadino del mondo dello sport, portando in Italia una visione statistica che solo gli americani usavano allora per spiegare un match, una partita. Con la boxe e il tennis è entrato nelle case degli italiani grazie a Mediaset che gli aveva affidato la redazione all’inizio dell’avventura poi conclusasi a Sky (fin da quando era ancora Tele +) lasciando la sua firma sui principali quotidiani italiani. Ma Rino sapeva anche di calcio e sapeva predire attraverso i numeri il destino di una squadra. Giornalista, conduttore televisivo, telecronista e per la boxe anche organizzatore.

Tommasi ha vissuto lo sport a 360° lasciando un segno profondo soprattutto nella boxe e nel tennis dove con Gianni Clerici ha formato una coppia di commentatori che seguiva anche chi non si interessava al tennis perché alla fine avrebbe imparato qualcosa dai loro racconti iperbolici. Il suo “personalissimo cartellino” a bordo ring è stato un modo di leggere un match di boxe che ha scatenato mille imitazioni. Quando andava oltre i numeri si inventava mUmberto odi di dire fantastici: circoletto rosso, veronica, punteggio isoscele, volée agricola, nastro azzurro, gli ha fatto fare il tergicristallo… Gianni Brera, come hanno ricordato a Sky, di lui aveva detto: “E’ un cervello essenzialmente matematico, però capace di digressioni etico-fantastiche quali consentono sport come il pugilato e il tennis. Rino Tommasi va chiamato Professore, senza la minima ombra di esagerazione scherzosa”.

Se Ormezzano sapeva costruire una poesia attorno ad una parola, Tommasi faceva lo stesso attorno ad un numero. Partiva da una cifra e ti portava in un mondo sconosciuto dove ti avrebbe spiegato il senso di quella partita oppure i pregi e difetti di quel giocatore. Ha raccontato una boxe e un tennis di grandi sfide e grandi uomini fino agli inizi del dominio di Federer, Nadal e Djokovic. Sarebbe stato bello sentire lui e Clerici commentare questo momento del tennis italiano e i trionfi di Jannik Sinner. Avrebbero aggiunto poesia ad una storia che è già fantastica di per sé e Rino avrebbe trovato qualche numero per raccontarci che come Sinner ce ne sono davvero stati pochi nella storia. Come di Ormezzano e Tommasi.

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