Il segretario di stato americano uscente accompagnerà Joe Biden in Italia. Il dialogo sull’Iran ha cambiato parte dell’agenda
L’ultimo viaggio del segretario di stato americano uscente Antony Blinken in Asia orientale, iniziato ieri, ha coinciso non a caso con il lancio di un missile balistico a raggio intermedio da parte della Corea del nord, il primo show di forza del 2025 del regime guidato da Kim Jong Un. Pyongyang manda messaggi a un’America in fase di transizione, e lo fa mentre Blinken incontra a Seul – prima tappa del suo ultimo viaggio asiatico da capo della diplomazia americana – il presidente facente funzioni, Choi Sang-mok, il secondo che la Corea del sud è costretta a cambiare dopo la crisi politica aperta dalla dichiarazione della legge marziale di Yoon Suk-yeol del 3 dicembre scorso. Blinken è il volto di una politica della Casa Bianca di Joe Biden caratterizzata dal consolidamento delle alleanze strategiche, delle amicizie che si rafforzano contro l’asse di chi sfida l’ordine democratico basato sulle regole soprattutto in Asia orientale, ma che negli ultimi mesi sembra aver accelerato verso una stagione sempre più caotica. Nella capitale sudcoreana, Blinken ha detto che i missili nordcoreani sono la prova che l’alleanza con Seul e Tokyo è sempre più necessaria, nonostante tutto, e che la Corea del nord “sta già ricevendo equipaggiamento e addestramento militare russi. Ora abbiamo ragione di credere che Mosca intenda condividere con Pyongyang tecnologie spaziali e satellitari avanzate”. La guerra si allarga, i problemi pure.
In una conversazione con il Financial Times pubblicata venerdì, Blinken ha detto che anche diverse aziende cinesi forniscono alla Russia materiale cruciale per la sua industria della Difesa: “Questa è la prova schiacciante per gli europei che la più grande minaccia alla loro sicurezza è purtroppo guidata in parte dai contributi di paesi che si trovano dall’altra parte del mondo”. Il segretario di stato uscente, che sarà sostituito da Marco Rubio nella prossima Amministrazione, è convinto che il dialogo con Pechino sia stato però fruttuoso, almeno nel diminuire la possibilità di incidenti. Al contrario, nessuno sa bene quale sarà l’approccio alla Cina da parte di Trump. E’ anche per questo che l’ultima missione di Blinken ha toccato pure il Giappone: l’ex primo ministro giapponese Fumio Kishida e l’ex presidente sudcoreano Yoon, due anni fa, fecero a Camp David con Biden un trilaterale storico. Solo che tra 15 giorni di Camp David potrebbe non esserci più traccia. A Tokyo Kishida è stato sostituito da Shigeru Ishiba, navigato politico ma privo di una vera esperienza diplomatica, e che ieri per la prima volta (e forse non a caso) ha sollevato preoccupazioni per i futuri investimenti fra Giappone e America dopo che la Casa Bianca ha bloccato l’acquisizione di U. S. Steel da parte del colosso Nippon Steel. Qualche ora dopo, i due colossi dell’acciaio hanno annunciato di aver intentato una causa legale contro l’Amministrazione Biden, accusata di “interferenze illegali” nella transazione.
Ma l’Asia orientale non è il solo turbolento teatro dell’ultima missione di Mr. Nice Guy, com’è soprannominato negli ambienti della diplomazia Blinken per via dei suoi metodi eleganti ed educati. Dopo Tokyo volerà a Parigi – un altro alleato la cui leadership è caotica quasi quanto quella dei paesi asiatici – e quindi a Roma. Il viaggio in Italia, in cui Blinken accompagnerà Biden, era previsto soprattutto per un incontro in Vaticano, ma il negoziato che riguarda l’Italia, l’America e l’Iran ha cambiato le carte in tavola.