Lazio-Atalanta, Juve-Fiorentina e Milan-Roma, il nostro campionato sa come riempire le vacanze
Una delle massime preferite da Rino Tommasi, riferita al sistema di punteggi che dava e dà vita al ranking mondiale, era che il computer sapesse far di conto, ma non conoscesse il tennis. Ribaltando in maniera un po’ ardita il concetto del maestro, verrebbe da dire che il cervellone che produce il calendario di Serie A sa invece molto bene quando piazzare i big match, ammassandoli in weekend dall’altissimo tasso spettacolare. Il turno che cade a metà tra Natale e Capodanno strizza l’occhio alle grandi abbuffate delle feste: dopo una giornata sostanzialmente interlocutoria, in cui tranne la Fiorentina hanno vinto tutte le prime otto in classifica (peraltro sconfitta dalla nona, l’Udinese, forse la squadra meno decifrabile dell’intero campionato), arriva infatti uno di quei turni che sanno di crocevia, da tenere a mente quando si ripercorre il film del campionato a fine anno.
La sfida tra Lazio e Atalanta metterà alla prova, per l’ennesima volta, due delle squadre capaci di esprimere un calcio di altissimo livello anche a costo di concedere qualcosa in difesa: ma se i nerazzurri arrivano con il vento in poppa delle undici vittorie consecutive e della vetta della classifica guadagnata con grande merito, in casa biancoceleste iniziano ad affiorare i dubbi tipici del periodo natalizio. Il grave infortunio di Vecino sta costringendo da settimane Rovella e Guendouzi a non avere ricambi per via di una coperta che è cortissima da inizio stagione, e per il doppio big match (all’orizzonte c’è anche il derby con la Roma di inizio 2025) saranno quasi certamente fuori Pedro e Noslin, rendendo risicate anche le rotazioni in attacco. Per Baroni, che come Gasperini ha imparato parte del mestiere nella Primavera della Juventus, si prospetta dunque un momento delicato: la Dea ha rosa profondissima e fame da vendere, un De Ketelaere versione deluxe, persino la scommessa Zaniolo sembra essere andata in porto.
Juventus-Fiorentina vede ai blocchi di partenza un Nico Gonzalez finalmente parte integrante dei bianconeri e lo scontro con i viola sembra davvero preparato del destino. Arriva in un momento delicato per Motta e Palladino: il primo è alle prese con una rosa cortissima, panchine ridotte all’osso, un sistema di gioco che non convince più di tanto e una difesa in cui l’assenza di Bremer inizia a fasi sentire. Il secondo deve invece risolvere il problema tattico lasciato in eredità dal malore di Bove, presente in panchina contro l’Udinese con una deroga speciale per dare sostegno emotivo ai compagni, ma ancora non sostituito a dovere in campo: era diventato in fretta uno dei segreti della rinascita viola con il suo ruolo di equilibratore, a Palladino il compito di tirare fuori qualche coniglio dal cilindro per ridare compattezza ai suoi, usciti malconci dalle ultime due gare di campionato.
Infine, un Milan-Roma in cui la formazione più in salute pare essere quella che parte indietro in classifica: ha avuto bisogno di qualche settimana, ma Ranieri ha trovato il suo undici titolare. E visto che nel calcio esistono le categorie, nel cuore della difesa ha immediatamente piazzato Mats Hummels, forse la principale follia del periodo romanista di Juric. Ma a Ranieri va anche il merito di aver ridato centralità a Paredes, un altro degli epurati dell’ex Toro, e a differenza del predecessore ha avuto la fortuna, da sempre particolarmente amica del tecnico romano, di poter utilizzare Alexis Saelemaekers, uno che dalle parti di Milanello farebbero meglio a rimpiangere.
Fonseca combatte da mesi con spifferi più o meno segreti, un’aria di malcontento generale in cui sembra esposto e sfiduciato nonostante continui proclami in cui la colpa, almeno a suo dire, sarebbe di tutti fuorché la sua, segnale sospetto di una tensione perennemente pronta a esplodere.
Mentre queste sei si daranno battaglia, Inter e Napoli avranno l’onere di non sbagliare: i nerazzurri a Cagliari, gli azzurri in casa col Venezia. E anche il Bologna, impegnato col Verona, può seriamente ambire a ricucire sulla zona Champions, perché il lavoro di Italiano sta venendo fuori settimana dopo settimana e i rossoblù, nonostante tutte le cessioni, sono più vivi che mai. A forza di guardare sempre all’estero, si finisce per sottovalutare una Serie A equilibrata come non lo era da tempo, sia in vetta, sia in coda, dove nessuno, almeno tirando una linea dall’Empoli in giù, può già dirsi in salvo. Dopo anni spesi a sognare la Premier League e la Liga, godiamoci quello che di buono ha da offrire il nostro campionato.