Milano va in fumo

Dal prossimo anno il capoluogo lombardo vieterà il fumo da tabacco in qualsiasi luogo all’aperto. Un intervento per ridurre quel 7 per cento di polveri sottili provenienti dalle sigarette, senza però trovare soluzioni concrete per l’insalubrità dell’aria milanese

La salubrità dell’aria tanto cara al Parini non è mai stata una medaglia di Milano, questo lo sa anche un cretino di passaggio. Poca ventilazione, molta umidità, ristagno e una delle densità mondiali più alte di gente che respira, overturisti esclusi, producono aria inquinata. Però Milano, che non ha mai trovato né troverà soluzioni all’insalubrità della sua aria, ha deciso di vietare il fumo da tabacco dal 1° gennaio praticamente in qualsiasi luogo all’aperto. Non c’entra nemmeno la salute degli altri, è vietato anche se si è soli: nella città con il verdismo più sgangherato del pianeta si fa per ripulire l’aria.

Il burocratico e inutile “Regolamento per la qualità dell’aria”, tanto caro all’assessora verdissima Censi, non ha funzionato in circa nulla, ma lei spiega che “il 7 per cento del PM10 di Milano è prodotto dalle sigarette”. Dunque il restante 93 per cento è causato da altro: dal fatto che Milano ha meno della metà dei metrò di Barcellona, che non ha una rete extraurbana decente, ergo si usa l’auto, e per tutti quelli che comprano smart su Amazon poi viene un furgone a consegnare. Le leggi antifumo in Europa non hanno portato a diminuzione nei consumi, e nei paesi asiatici tanto meno. Ma di questo l’assessora alla qualità dell’aria non si occupa, il Comune “catamocc” preferisce svuotare i posacenere.

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  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

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