Doni natalizi anticipati in Serie A

Chi doveva vincere ha vinto (Fiorentina a parte) nella diciassettesima giornata. L’Atalanta è ancora prima in classifica. Ranieri forse ha capito come rilanciare la Roma

Forse perché è quasi Natale, forse perché a dicembre non ci si può attendere rivolte, figurarsi rivoluzioni, fatto sta che la Serie A ha vissuto una delle giornate meno interessanti di tutto l’anno. Un regalo del cervellone sputa giornate per le cosiddette grandi, tutte di fronte a cosiddette piccole o medio piccole. E tutte vittorie. Salvo una: la Fiorentina che al Franchi di Firenze si era preparata lunedì un Natale tranquillo e beato salvo poi donare tre punti, in modo assai signorile a un’Udinese che si è fatta trovare pronta a ricevere il regalo. Seconda sconfitta di fila per la Viola e il dubbio che non fossero stati fin troppo belli quei due mesi nei quali riusciva solo a vincere. Firenze è città, almeno nel calcio, capace di alternare epica, commedia e tragedia come forse solo Roma sa fare. Città che Carlo Mazzone descrisse così: “Un giorno è tranquilla, n’artro è er circo, poi deventa ‘na chiesa, poi un manicomio. E pensare che io pensavo de fa’ solo l’allenatore. E vabbé, è ‘na bellezza comunque”.

Tutto bene per quasi tutte le prime della classifica. A partire dall’Atalanta ancora prima della classe. Ocio però che i nerazzurri hanno fatto una faticaccia con l’Empoli, specchiandosi a tratti in uno specchio per ammirare la loro bellezza. Quando è successo Gian Piero Gasperini sembrava indemoniato. Avrebbe fatto quello che aveva suggerito Marcello Lippi a Moratti quando allenava l’Inter: “Fossi stato il presidente me la sarei presa con l’allenatore per la squadra che aveva presentato a Reggio e poi avrei appeso al muro i calciatori”. La sensazione è che Gian Piero Gasperini lo dovrà fare ancora. Per fortuna in campo ha giocatori molto più vogliosi di fare bene di quelli che aveva Lippi in nerazzurro e soprattutto, gente consapevole che a Bergamo si può fare qualcosa che solo pochi anni fa sarebbe stato impensabile.

Claudio Ranieri non è una burrasca d’allenatore come Gasperini, non lo è mai stato. Signore sì, a modo certo, ma mica fesso. Uno che ha iniziato a capire dopo qualche settimana come farsi capire da una squadra che ogni tanto si autoconvince di poter fare da sola, di non aver bisogno di nessuna guida. Al di là di qualche problemino di organico, la Roma ha una rosa competitiva, da coppe europee. Ranieri ha provato a cambiare la testa dei giocatori, non ci è riuscito, e così si è adattato a loro, ha cercato di pungolarli senza farsi sgamare. Un uomo intelligente sa che quando si ha a che fare con persone dall’ego abbondandante l’unica cosa da fare per sistemare le cose è assecondarli con criterio, farli sentire importanti ma con giudizio. Ocio però che l’importante è non esagerare. La Roma può riprendersi una posizione di decorosa di classifica a patto che Claudio Ranieri continui a essere il più discreto possile.

In una giornata dove tutte le squadre dalla metà della classifica in giù hanno perso, solo il Venezia ha esultato. Tre punti che fanno un gran effetto, che tolgono i lagunari dall’ultimo posto e fanno male, malissimo, a un Cagliari che continua a barcamenarsi nelle posizioni rischiose di classifica. Ocio però che mentre il Cagliari ha animo combattivo, il Venezia di Eusebio Di Francesco tende al fighettismo calcistico, andando contro all’unica cosa che conta davvero nella lotta per non retrocedere: evitare di farsi male da soli. Domenica è andata bene, molto bene (al Penzo hanno visto pure un bel gioco), ma qualche ringraziamento il Venezia lo dovrebbe fare ad avversari che sembravano essere in fase di digestione del panettone per oltre un’ora di gioco.

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