Deficit fuori controllo e real a picco: il Brasile taglia la spesa sociale

Dopo una lunga trattativa con il governo, il Senato brasiliano ha approvato un pacchetto fiscale che ha l’obiettivo di tagliare la spesa annuale di circa 11,6 miliardi di dollari, ma potrebbe non bastare

Per usare lo slogan di un famoso spot natalizio: l’austerity quando arriva arriva. Negli ultimi mesi le autorità brasiliane hanno fatto di tutto per arrestare il crollo della propria valuta, la Banca centrale si è dissanguata vendendo 17 miliardi di dollari di riserve, ma neppure l’aumento del tasso d’interesse di riferimento al 12 per cento ha funzionato: il real ha continuato a crollare, scivolando ai suoi livelli più bassi dal 1994. Il problema del Brasile, come potrebbe spiegare facilmente la vicina Argentina, è fiscale: il deficit di bilancio è ormai arrivato al 10 per cento, circa il doppio rispetto a gennaio dell’anno scorso. D’altronde, da quando è tornato al governo dopo la vittoria sull’estrema destra di Jair Bolsonaro, Lula si è messo a spendere notevolmente su pensioni e sussidi sociali.

Questa politica fiscale insostenibile ha ovviamente indebolito la valuta, insieme alle preoccupazioni per la vittoria di Donald Trump che con la sua annunciata politica di dazi potrebbe affondare ulteriormente il real brasiliano. Così il socialista Lula e il suo Partito dei lavoratori sono stati costretti a fare qualcosa che va contro la loro natura: tagliare la spesa pubblica. Il Senato brasiliano ha così approvato, dopo una lunga trattativa con il governo, un pacchetto fiscale che ha l’obiettivo di tagliare la spesa annuale di circa 11,6 miliardi di dollari: limitazione dell’aumento del salario minimo, della spesa pensionistica, tagli dei sussidi per gli anziani e i disabili, riduzione della spesa pubblica discrezionale dei legislatori, riduzione della spesa per l’istruzione e dei sussidi per i poveri come il programma Bolsa familia. Una “macelleria sociale”, direbbero i critici da sinistra se il presidente si chiamasse Javier Milei anziché Lula. Il ministro delle Finanze Fernando Haddad è soddisfatto, ma in realtà potrebbe non bastare, perché secondo molti analisti il pacchetto è stato annacquato dal Senato e molti tagli sono fittizi. Quando il bilancio è fuori controllo i tagli non solo sono necessari, ma devono anche essere credibili.

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