Le adesioni sono state basse, ma il vero disastro politico è un altro: per 4 milioni di partite Iva si trascurano 37 milioni tra dipendenti e pensionati che hanno pagato e pagheranno almeno 25 miliardi di entrate non dovute al fisco
Il concordato preventivo per gli autonomi doveva contenere una dose di “carota” è una dose di “bastone”. Ma se anche un grande tecnico di fisco, come il viceministro Maurizio Leo, si fa travolgere dalle richieste della politica il risultato è disastroso. Vediamo le tappe.
All’inizio dell’estate il governo ha proposto di offrire agli autonomi un concordato biennale per il 2024 e il 2025: denunci un po’ di più ma non avrai controlli. L’offerta riguardava solo i contribuenti più fedeli, con Isa (indicatori sintetici di affidabilità) da 8 a 10. Tuttavia, in Parlamento, vollero aprire il concordato anche agli altri per ampliare gli incassi. E così l’offerta fu estesa anche agli evasori conclamati, con voto Isa ben al di sotto dell’otto. E qui sta la prima contraddizione. Il governo ha preteso di obbligare tutti coloro che aderiscono al concordato a dichiarare un reddito corrispondente adun Isa pari a 10, perché considerato il minimo sindacale. Ma se obblighi tutti a dichiarare 10, non puoi offrire ragionevolmente il concordato a chi ha Isa di partenza inferiore a 8, perché per loro sarebbe un incremento di tasse insostenibile. Alternativamente, se vuoi offrire il concordato anche a quelli con Isa minore di 8 – come avevamo auspicato noi – devi formulare un’offerta realistica, che non può essere quella corrispondente a 10 di Isa, ma più basso. In ultimo, sembra fuori luogo offrire un concordato ai quasi 2 milioni di forfettari, di cui non si conosce l’Isa e per i quali non vi è nessun appoggio obiettivo sui loro costi effettivi.
Non finì lì. Si avviò subito il moto perpetuo che porta i parlamentari di centrodestra sempre e comunque verso un allargamento della flat tax. E si arrivò a prevedere una tassazione forfettaria solo del 10 per cento (12 o 15 sugli Isa più bassi) sulla differenza tra redditi concordati e quelli precedentemente dichiarati. In più, in autunno, è stato aggiunto un bel condono tombale per gli anni 2018-2022 e su suggerimento dei commercialisti, visto lo scarso risultato raggiunto il 31 ottobre, è stata prevista una proroga fino al 12 dicembre. Con tutto ciò, l’atto finale e disperato di inviare a tutti delle lettere per incentivare all’adesione ha fatto arrabbiare anche quei tanti autonomi che le tasse le pagano. Non si capisce perché non si sia voluto aggredire il problema per intensità di gravità. Se la platea a cui dirigere il concordato è costituita dagli autonomi, la probabilità di controllo è pari a circa il 4 per cento. Quindi la minaccia “se non fai il concordato ti controllo” è poco credibile. Se la platea si restringesse a coloro i quali apportano potenzialmente maggior danno allo stato, la probabilità di essere controllati salirebbe al 20 per cento.
Ma come fai a sperare che il concordato funzioni se non vuoi usare il “bastone”, anzi fai capire che non lo userai mai? Nei primi due anni di attività il governo Meloni ha approvato una ventina di misure tra condoni e rottamazioni, ha ridotto le sanzioni, ha permesso la rateizzazione del dovuto fino a dieci anni, ha depenalizzato diversi reati fiscali. Ha cancellato l’accertamento sintetico induttivo per cui, sotto i 65 mila euro di evasione, si può stare tranquilli. Qual è il risultato di tutto questo? Che, con certezza, il concordato costa 800 milioni di minor gettito per via del condono, e invece, con grande incertezza, si stima che produrrà 1,6 miliardi di gettito aggiuntivo. Il netto sarebbe quindi solo 800 milioni. Se non molto di meno, perché sembra ovvio che hanno aderito al concordato i contribuenti con delle attività sane e in crescita che così pagano solo il 10 per cento sull’incremento del dichiarato, e zero su tutto il di più(!). E’ estremamente probabile che questi ultimi siano coloro i quali erano già quasi a posto con il fisco, ovvero quelli molto vicini a 10 di Isa, sui quali si registreranno perdite di gettito.
Che fare ora? La spiegazione che sembra trapelare da ambienti vicini al centrodestra è che le adesioni al concordato siano state basse perché in realtà l’evasione stimata dal Mef per gli autonomi è “inattendibile”. Ecco, pensiamo che cambiare i dati dell’evasione sia proprio la strada evitare. Questo succede se un’operazione tecnicamente complicata si fa travolgere dalle sirene della politica, che vuole di fatto zero controlli e tanta flat tax. Ma il vero disastro politico è un altro: per 4 milioni di partite Iva si trascurano 37 milioni tra dipendenti e pensionati che hanno pagato e pagheranno almeno 25 miliardi di entrate non dovute al fisco, attraverso il fiscal drag. Per i lavoratori dipendenti, oltre il danno la beffa: con il supposto e mai realizzato gettito del concordato, gli si è sventolato sotto il naso per mesi la possibilità di avere una riduzione dell’Irpef, che non avverrà mai.