Dopo l’accordo tra Unione europea e i paesi del Sud America, il giornale della manifattura pubblica un commento in prima pagina scritto da Vincenzo Gesmundo contro l’accordo: il trattato può avere un “effetto devastante”. Pizzini protezionistici
Qualche giorno fa, il 18 dicembre, il Foglio ha dato ampio spazio ai settori produttivi favorevoli all’accordo tra Unione europea e Mercosur: un trattato di libero scambio che abbatte i dazi e apre alle imprese italiane un mercato da 270 milioni di abitanti, come quello del Sud America. La componentistica automotive, che è particolarmente in crisi; il settore dei macchinari e della meccanica, dove ci sono punte di eccellenza dell’industria italiana; la moda e l’agroalimentare (dai vini agli spiriti fino alle indicazioni protette, che con questo accordo otterrebbero non solo meno dazi ma anche il riconoscimento della denominazione spesso imitata). Si tratta di imprese – piccole, medie e grandi – con una forte proiezione internazionale, quelle che creano valore aggiunto e pagano buoni salari.
La spina dorsale manifatturiera, forse un po’ acciaccata, che però tiene ancora in piedi il paese. E che purtroppo non ha voce nel dibattito pubblico, dominato su questi temi da piccole e vocianti organizzazioni che sovrappongono il loro interesse particolare all’interesse nazionale. Per puro caso, il giorno successivo il Sole 24 Ore, il principale quotidiano finanziario del paese, ha pubblicato un commento in prima pagina contro l’accordo con il Mercosur scritto da un monumento vivente del pensiero autarchico come Vincenzo Gesmundo, lo storico capo della Coldiretti. Gesmundo preannuncia – come già faceva opponendosi al Ceta, il trattato col Canada che si è rivelato molto profittevole per l’export italiano – che l’accordo col Mercosur può avere un “effetto devastante” e che la difesa dell’“eccezionalismo agricolo” deve prevalere su tutte le altre considerazioni economiche, altrimenti ci saranno pesanti conseguenze “sul consenso” della politica. Un messaggio lanciato proprio pochi giorni dopo che il ministro Lollobrigida e la premier Meloni hanno fatto un’apertura a von der Leyen sulla ratifica dell’accordo. Leggere pizzini protezionisti sul giornale che dovrebbe rappresentare la manifattura più produttiva ed esportatrice è sorprendente.