I giudici di Palermo lo assolvono, cadono le accuse, lui dice: “Ha vinto l’Italia”, ma resta senza l’unico argomento che lo ha tenuto sulla cresta. Adesso comincia la sua lotta per restare segretario Lega
Roma. Gli hanno inflitto la peggiore pena: lo hanno assolto. I giudici di Palermo assolvono Matteo Salvini dal processo Open Arms perché “il fatto non sussiste”. Lo assolvono dal sequestro di persona, dall’abuso d’ufficio. Matteo Salvini viene assolto alle 19,40 del 20 dicembre 2024. Non è un leader perseguitato, non è Berlusconi, non è Bobby Sands, e non è più il leader che rischia sei anni di carcere. Da oggi è solo l’assolto Salvini. Esce dall’Aula insieme a Giulia Bongiorno, e dice mentendo: “Sono felice. Ha vinto il buonsenso, ha vinto l’Italia, ha vinto il concetto che difendere i confini non è un reato. Si assolve un’idea”. Era pronto a fare il pirata di governo, Salvini uncino, e sale invece sulla zattera dei leader scagionati, i vincenti che perdono.
E’ felice la fidanzata, Francesca Verdini, che gli ha tenuto la mano tutto il giorno, sono felici Claudio Durigon, Massimo Casanova, che hanno preso l’aereo per seguirlo fino a Palermo. Ma lui? Salvini? Quando esce dal Pagliarelli si morde il labbro, guarda in alto prima di pronunciare una frase confezionata. Si vedeva già in sella a un trattore, a sobillare piazze, trascinare sbandati di fronte ai tribunali, ma ora cosa gli resta? Simonetta Matone, che è stata magistrata, adesso deputata leghista, alla Camera raccontava che “con quel giudice è difficile”. Il presidente del collegio della sentenza è Roberto Murgia e potrebbe essere ricordato, un giorno, come la toga che ha disarcionato il ministro truceria, il ministro che il 20 agosto del 2019 tenne fermi in mare 147 povericristi, 147 povericristi su una nave ong, che come direbbe l’avvocata Bongiorno, “bighellonava”. Antonio Tajani lo aveva anticipato di mattina: “E’ un processo cervellotico. Aspettiamo. La condanna sarebbe assurda”. Per un giorno tutti i parlamentari garantivano: “Se lo condannano, Salvini farà il pazzo, il pazzo”. Giovanni Donzelli che ormai è il segretario di FdI, politicamente, gli dava ragione: “E se fa il pazzo fa bene. Ci sta”. E’ stato questo processo spinacio a tenere ancora sulla cresta Salvini, è stato questo barattolo di furia, giudici da maltrattare, che gli ha permesso di avvicinare Musk, e tutti gli altri punkofasci a cui diceva: “Io rischio il carcere. Datemi solidarietà”. Salvini ha imparato questa frase in tutte le lingue. Ma ora? I leghisti gli hanno espresso solidarietà, prima, e pure dopo, ma a Palermo con lui, questa volta c’erano solo quelli che da vecchi ricorderanno con dolcezza: “C’ero io, con te, ti ricordi quando quel giorno rischiavi il carcere?”. Giorgetti impegnato con la manovra dice che “Salvini ha avuto coraggio”, Zaia, che difenderà il Veneto come il Piave, nota: “Giustizia è fatta”. Perfino Luca Casarini, il no global oggi preso dalla fede, gli aveva augurato di essere assolto e consigliava come piccola pena “15 giorni su una nave ong”. Quel satanasso di Giuseppe Conte, che da avvocato, si era tenuto fuori, quando aveva capito che Salvini stava esagerando con il mojito, i pieni poteri, fa adesso il maestro: “I giudici sono un potere autonomo sempre”. Cosa sarebbe accaduto se i giudici di Palermo non lo avessero assolto? Da giorni si studiava il profilo di Murgia, si andavano a cercare i suoi vecchi interventi, su Radio Radicale. Era da tre anni almeno che Salvini studiava da Berlusconi. Da tre anni pensava all’ultima scena del “Caimano”. Andrà a congresso e chiederà ancora di fare il segretario ma la Lega dice: “Vogliamo lo scrutinio segreto e non l’elezione per applauso, acclamazione”. Per Salvini il “non sussiste” è la peggiore delle sentenze. I giudici di Palermo lo hanno in realtà punito. La condanna era la sua benda da galeotto, l’assoluzione è il suo pigiama da tramonto.
Carmelo Caruso