Una tela come “Forme grido Viva l’Italia” di Giacomo Balla, di splendore formale tale da far dimenticare il soggetto bellicista, dimostra come il contenuto sia decisivo solo per gli artisti medi mentre per i grandi conta pochissimo
Cosa ci fa un neutralista, un pacifista, un uomo allergico agli aeroplani, alla famosa Mostra del Futurismo di Roma? Guarda i quadri. Che sono 350 e ce n’è da guardare. Guarda innanzitutto Giacomo Balla che fu eccellente pittore prima, durante e dopo il futurismo. Per il prima guardare “Il dubbio” (1908). Per il durante guardare “Forme grido Viva l’Italia” (1915), di splendore formale tale da far dimenticare il soggetto bellicista, una tela che dimostra come il contenuto sia decisivo solo per gli artisti medi mentre per i grandi conti pochissimo. Cosa ci faccio alla Galleria Nazionale dell’Arte Moderna? Guardo il raro futurismo erotico: “La geometria della voluttà” di Enrico Prampolini. E il raro futurismo sacro: “Divinità” di Thayaht. Un conservatore alla Mostra del Futurismo della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, non vede il futuro, vede l’eterno. Non si fa distrarre dalle macchine: vede Eros, vede la Madonna.