Salvini megagalattico, umilia Candiani: “Hai fatto una cazzata” e chiede alla Lega di fare dirette social televendite

Durante lo scambio di auguri, maltratta Candiani, chiede donazioni, modello Borghi, a Palermo nessun leghista lo segue: “C’è la manovra”. Fdi: “Zaia può fare il sindaco di Venezia. La furia dei leghisti contro il codice della strada

Salvini è megagalattico. Umilia gli amici sinceri, i leghisti di una vita, come faceva il megadirettore Balabam con Fantozzi. Martedì sera, all’hotel Bernini, ha lasciato che tutti sorridessero di Stefano Candiani. Gli dice: “Hai fatto una cazzata, ci hai danneggiato agli occhi degli italiani, ma ti perdono”. Candiani era andato, privatamente, a chiedere scusa. Perché questa sceneggiata, perché umiliarlo? Alla Camera, il deputato aveva raccontato che ai leghisti “non interessava un cazzo di Meloni, del suo discorso”. Ed è la verità. Sono infuriati con lei. Max Romeo è schifato dalle leggi contro Renzi. Salvini cosa fa? Processa Candiani in pubblico e chiede ai suoi di diventare i nuovi Baffo da Crema su X: “Servono dirette che ci portano donazioni”. A Palermo, al processo, di venerdì, non ci sarà nessun leghista. Meglio la manovra che il Salvini, pelle umana, il “ma come è umano lei”!

Lo ricorderanno tutti, tutti i leghisti ricorderanno come viene maltrattato un salviniano. Era sera, martedì, e i parlamentari della Lega, al Bernini, per lo scambio di auguri, avevano voglia di festeggiare, di sorridere, dimenticare. E’ vero che Candiani, il bianco Candiani (la sua casa di Tradate è di colore latte, e viene chiamata la Casa Bianca) si era giustificato con i giornalisti, alla Camera, confessando: “Banchi vuoti? I treni sono in ritardo, i leghisti non ci sono perché i treni non arrivano”. E’ vero che ha parlato e che forse non doveva ma la Lega ha capito le sue ragioni. E’ la terza umiliazione che riceve da Salvini. Era Candiani, negli anni di Salvini ministro dell’ Interno, da sottosegretario all’Interno, che faceva il lavoro al posto suo, come oggi fa Edoardo Rixi. E’ Candiani che presenta le leggi contro la Rai, è Candiani che ha dovuto cambiare collegio, passare dalla Camera a Senato, perché Salvini voleva così, è Candiani che voleva il posto di Molteni, il vice di Piantedosi. E’ Candiani, sempre Candiani che sa tutto e che nulla dice che accetta, subisce, come fa il partito da dieci anni. C’era chi diceva: “Potrebbe fare il segretario della Lega Lombarda”, ma è stato eletto Romeo e lui ha fatto militante: “Viva Romeo”. Salvini dovrebbe indicarlo come esempio, e invece martedì sera, ai gruppi, dice che il suo modello è Claudio Borghi. Spiega ai leghisti increduli che devono prendere il telefono e twittare come forsennati, fare dirette, modello televendite, proprio come Borghi il Milei di Vimercate. Gli dice: “Servono donazioni, servono le dirette che fa Borghi. Grazie alle sue dirette, gli utenti donano”. Poi l’autodafé contro Candiani. Come Fantozzi deve accettare che Salvini Balabam, il galattico, lo metta alla gogna per una frase che tutti i leghisti vorrebbero pronunciare. Candiani, uno che nella vita ha lavorato, azienda di famiglia, capannoni, Lega vera, uno che pure Sgarbi dice: “L’unico parlamentare che capisce d’arte” resta in silenzio. Trattiene le lacrime. Salvini comincia a dare le pagelle, loda il senatore Marco Dreosto, e fra i tavoli sottovoce a dire: “Certo, lo loda perché sta tesserando all’impazzata e perché si vede già al posto di Fedriga”. Continua a ripetere che “per fortuna c’è Trump”, esalta quella banda di patrioti punkofasci che gli spediscono i selfie motivazionali in vista di venerdì, per la sentenza Open Arms: “Siamo tutti con te”. Ma con te, chi? I leghisti non andranno e quei pochi che hanno voti sono più infuriati di Candiani per il codice della strada, definito, “un codice da Reich, una criminalizzazione dell’automobilista nel tempo in cui si non vendono le auto”. Sta girando sulle chat della Lega un articolo che sta mobilitando mezzo nord. Il nord che lavora aveva chiesto: tutte le auto aziendali ordinate nel 2024, ma che verranno consegnate nel 2025, devono avere le stesse agevolazioni del 2024. Sono questi gli emendamenti che vuole il nord ma l’emendamento non è passato. E’ colpa di Candiani? Ora anche Ignazio La Russa si è messo a prendere in giro i leghisti. Nel suo ultimo scambio di auguri ha scelto la prima domanda da farsi rivolgere, una sul Veneto, per rivendicare la regione: dopo Zaia, a noi! Quando in FdI sentono parlare di terzo mandato ridono: “Zaia, se vuole, può fare il sindaco di Venezia”. Come se Zaia avesse bisogno del permesso di La Russa per candidarsi sindaco. Un’altra che gira tra i boy scout di Salvini è questa: “Se condannano Santanchè, possiamo chiedere a Meloni di dare il Turismo a Zaia”. Il Twiga è stato venduto altrimenti avrebbero già proposto a Zaia di mettere i dischi. Il referendum sull’autonomia può fare male, e sul serio, e lo dice Alfredo Mantovano, al Senato: “Sarebbe bello nominare i giudici della Corte Costituzionale prima del 20 gennaio”. Vale a dire prima che la Corte si pronunci sul referendum. Salvini pensa che il suo processo sia quello di Palermo ma è l’altro, quello vero. I suoi giudici sono i tanti Candiani, i Fantozzi che lo hanno amato disperatamente, oggi derisi. Ogni giorno ne perde uno per strada. Non è Salvini che ha perdonato Candiani ma è Candiani che lo commisera.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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