Meloni in Parlamento ha detto che prima di firmare l’accordo servono “garanzie concrete per il mondo agricolo europeo”. Ma per Prandini non c’è nulla da fare: “Nessuna compensazione è possibile”, dice al Corriere
Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini è ascoltatissimo in quel di Palazzo Chigi, oltre che al ministero di Lollobrigida. Abbiamo più volte raccontato del soft power dell’organizzazione agricola da lui guidata: dalla guerra vinta alla “carne sintetica” al sovranismo agro-alimentare che minaccia persino Bruxelles, fino alla conquistata egemonia gialla all’interno della tv di stato. Ma Coldiretti fa di più: detta la linea, fa nomine, comunica e mobilita. L’ultimo ammonimento al governo, in ordine di tempo, è arrivato questa mattina con un’intervista di Prandini al Corriere nella quale spiega perché l’accordo Ue-Mercosur non va ratificato: “Per essere chiari: siamo assolutamente contrari“, dice. “Non c’è nessuna compensazione possibile davanti a questo”. E così chiude a qualsiasi appoggio all’opzione che la stessa presidente del Consiglio aveva ventilato ieri in Parlamento, quando ha ribadito che “senza riequilibrio non c’è il sostegno dell’Italia all’accordo del Mercosur” e quando ha chiesto “garanzie concrete e opportunità di crescita anche al mondo agricolo europeo”. Per Prandini, insomma, non c’è nulla da fare: non ci sono garanzie possibili.
Coldiretti considera l’accordo di libero scambio dell’Unione europea con il mercato comune sudamericano un pericolo per l’agricoltura italiana perché “non viene minimamente attuato il principio di reciprocità. Le faccio un esempio — dice il presidente di Coldiretti — negli ultimi 20 anni in Italia abbiamo ridotto l’utilizzo di agro farmaci del 50 per cento, nello stesso periodo il Brasile li ha aumentati del 600 per cento. Altro caso: nei paesi del Mercosur si continua a fare un utilizzo massiccio di antibiotici per far crescere gli animali. Pratica vietata in Europa. Nella filiera avicola italiana l’utilizzo di antibiotici negli ultimi anni è anzi diminuito del 96 per cento. L’Europa ha scelto una direzione sfidante e poi favorisce l’importazione di prodotti a dazio zero che non rispettano in alcun modo le nostre regole”.
In vista dell’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca, con la minaccia di dazi sui prodotti europei e la promessa di aiuti e incentivi per rafforzare la produzione alimentare statunitense, il presidente di Coldiretti dice al Corriere che il problema è sempre e solo uno: i soldi. “Gli Stati Uniti hanno sempre investito più dell’Europa. La nostra Politica agricola comune (Pac, ndr) vale 386 miliardi di euro in sette anni, mentre il programma di sostegno all’agricoltura statunitense vale circa 1.350 miliardi in dieci anni. Ecco perché ci aspettiamo che nel prossimo bilancio comunitario ci sia un’attenzione diversa rispetto alla Pac. L’Italia, intanto, visti i buoni rapporti con la nuova amministrazione Trump spero possa giocare una partita diplomatica, mitigando gli effetti di eventuali dazi”.
Infine, pure se in tempi di manovra finanziaria e di tagli gli agricoltori continuano a beneficiare di sconti fiscali sul gasolio e dell’esenzione Irpef agricola, Prandini chiede anche “detrazioni sulle opere verdi realizzate dalle famiglie, mentre dovremmo avere ottenuto la zes agricola e i sostegni per le aziende colpite da peste suina e lingua blu”.