Un’inchiesta commissionata dalla comunità ebraica francese evidenzia che la diffusione di pregiudizi e idee antiebraiche è più alta fra i giovani elettori di France insoumise che in quelli di estrema destra. L’avvocato franco-israeliano: “I mélenchonisti sono i primi responsabili dell’antisemitismo della nostra epoca”
Parigi. Nei giorni della “caccia agli ebrei” per le strade di Amsterdam, culminata con il pogrom antisemita contro i tifosi del Maccabi Tel Aviv da parte di gruppi di militanti filopalestinesi, l’istituto sondaggistico Ipsos ha pubblicato un’inchiesta sullo stato dell’antisemitismo in Francia, commissionata dal Crif, il massimo organo di rappresentanza della comunità ebraica francese. Lo studio ha certificato la recrudescenza, oltralpe, degli atti antisemiti dal 7 ottobre 2023 – più 192 per cento nel primo semestre rispetto al 2023 – evidenziando la diffusione delle idee antiebraiche tra i più giovani e anche il fatto che i pregiudizi antisemiti sono molto più forti tra gli elettori della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise (Lfi) rispetto a qualsiasi altro partito di destra, anche la più estrema. “E’ da quasi trent’anni che cerco di allertare l’opinione pubblica sul fatto che l’antisemitismo in Francia ha cambiato marciapiede. Prima era soprattutto all’estrema destra, ora è a sinistra”, dice al Foglio Gilles-William Goldnadel, avvocato e saggista franco-israeliano, secondo cui la France insoumise ha avuto “un ruolo essenziale” nell’impennata degli atti antisemiti. “Nella sinistra mélenchonista c’è un odio patologico verso Israele, mentre non c’è la stessa ostilità verso Hamas”, sottolinea Goldnadel. Dal 7 ottobre 2023, Mélenchon e compagni si sono sempre rifiutati di qualificare apertamente Hamas come “un’organizzazione terroristica”. Anzi, alcuni, all’interno del partito, lo hanno definitivo “un movimento di resistenza”.
“I mélenchonisti sono i primi responsabili dell’antisemitismo della nostra epoca attraverso il loro odio ostentato nei confronti dello Stato ebraico. Oggi è l’antisionismo il motore dell’antisemitismo”, spiega Goldnadel, che negli anni Duemila difese Oriana Fallaci da chi in Francia voleva mettere al bando “La Rabbia e l’Orgoglio” per “propaganda islamofoba”. Il 12 novembre 2023, fece molto rumore l’assenza del presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, alla Marcia contro l’antisemitismo di Parigi, a meno di un mese dai massacri perpetrati da Hamas. Secondo alcune voci sarebbe stato Yassine Belattar, comico controverso di origini marocchine, habitué delle provocazioni antisemite e star delle banlieue multietniche, a convincere Macron a non partecipare al corteo in ragione della presenza del Rassemblement national di Marine Le Pen. “Non so se sia andata veramente così, se sia stato Belattar a convincere Macron a non partecipare. Penso tuttavia che il presidente, in linea generale, abbia un comportamento erratico. Un giorno ama Israele, il giorno dopo non si sa. Non escludo che abbia deciso di non andare per paura di suscitare una reazione delle banlieue, ma allo stesso tempo considero questo suo ‘en même temps’ problematico”, dice Goldnadel.
A gennaio ha pubblicato “Journal de guerre. C’est l’Occident qu’on assassine”, la cronaca dei primi 62 giorni del conflitto tra Israele e Hamas, dal pogrom del 7 ottobre all’accensione della prima candela di Hanukkah da parte del grande rabbino di Francia all’Eliseo del 7 dicembre. “L’attacco del 7 ottobre non è stato solo contro lo stato ebraico ma contro l’intero occidente – dice Goldnadel – Oggi l’israeliano che difende il suo stato, le sue frontiere, le sue tradizioni, la sua storia è visto dall’alleanza islamogoscista anzitutto come un odioso nazionalista bianco”. E ancora: “Quando le femministe si sono rifiutate di solidarizzare con la sorte delle loro sorelle israeliane violentate nei kibbutz, non è stato perché erano ebree, ma perché erano bianche e, soprattutto, il loro stupratore non era un detestabile maschio bianco, ma un non-bianco che non solo non è detestabile secondo il loro schema di pensiero, ma è visto come una vittima”.