Perché l’accordo Ue-Mercosur può essere un’occasione unica per l’industria italiana

Il governo Meloni chiede tutele per gli agricoltori e dimentica gli altri settori produttivi, che preoccupati per i dazi di Trump guardano al Sud America. Parlano le imprese

Il governo italiano è contrario al trattato di libero scambio tra Unione europea e Mercosur, che dovrà essere ratificato dal Parlamento Ue e dal Consiglio europeo, ma recentemente ha fatto alcune importanti aperture per trovare un compromesso con Bruxelles. Prima il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha chiesto compensazioni per gli agricoltori. Mentre ieri la premier Giorgia Meloni ha chiesto garanzie per il settore agricolo, un punto su cui la presidente Ursula von der Leyen ha già avanzato delle proposte. Ci sono i margini per trovare una soluzione, soprattutto perché sulla bilancia ci sono gli interessi di tutti gli altri settori produttivi e manifatturieri fortemente vocati all’export, preoccupati dalla minaccia di dazi prospettati dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. In uno scenario così incerto, l’apertura degli scambi commerciali con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay può rappresentare un’occasione per disinnescare un’ondata protezionistica che farebbe male all’Europa e soprattutto all’Italia. Contro l’accordo si sono già espresse Francia, Austria, Polonia e Olanda, che formano un gruppo vicino alla minoranza di blocco: il voto dell’Italia a Bruxelles sarà l’ago della bilancia. E’ legittimo che le categorie che si ritengono penalizzate si facciano sentire, ma è altrettanto importante che sia ascoltata la voce della maggioranza di imprese che beneficerebbero di mercati più aperti e maggiori possibilità di esportare.

“Un enorme mercato di sbocco e di materie prime”

Diamo il benvenuto a ogni accordo che amplia la dimensione dei mercati del settore Automotive. E’ positivo che l’Ue sia la prima a collaborare con una delle aree economiche più grandi a livello globale e che ci sia la possibilità di ridurre le barriere tariffarie e non tariffarie che, al momento, possono costituire un limite per le aziende europee. Inoltre, per l’Ue – che non dispone di riserve sostanziali di materie prime fondamentali per la transizione verde e digitale e che si trova di fronte ad un significativo invecchiamento della propria popolazione – l’area Mercosur rappresenta un enorme mercato di sbocco per i prodotti e servizi europei e per aver accesso a materie prime a prezzi competitivi. Infine, come si legge nell’allegato Automotive dell’accordo, è utile che si apra alla possibilità di attivare, a valle di una solida indagine di salvaguardia e data la soddisfazione di una serie di criteri, un meccanismo di salvaguardia bilaterale specifico per le importazioni di automobili, le cui misure – ancora da definire con precisione – avrebbero una durata massima di due o tre anni.

Gianmarco Giorda, direttore generale Anfia

“Senza dazi si favorirà la nostra produzione”

Il Brasile è da sempre un mercato interessante per i costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione. Secondo l’ultima rilevazione disponibile, relativa al periodo gennaio-agosto 2024, le vendite di made in Italy settoriale destinate al paese sono risultate pari a 51 milioni di euro, il 16% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fronte di una variazione decisamente interessante corrisponde però un valore assoluto di consegne piuttosto basso. Questo risultato parziale, che fa del Brasile il nostro 14esimo mercato di sbocco, è determinato da numerosi fattori: tra questi vi è certamente la politica dei dazi che, di fatto, limitano l’import dall’Italia dei macchinari. In questa situazione è evidente che l’accordo Ue-Mercosur non può che essere accolto con favore dai costruttori italiani perché permetterà una più libera e “leggera” circolazione delle merci favorendo la nostra produzione da sempre molto apprezzata nell’area per la qualità, l’elevato grado di tecnologia e la personalizzazione dell’offerta.

Riccardo Rosa, presidente Ucimu – Sistemi per produrre

“Nuovi mercati per l’export delle nostre Pmi”

Il Sud America rappresenta un’area di significativa opportunità di espansione per la meccanica italiana . Non solo vanta vaste risorse naturali, ma possiede anche una capacità industriale consolidata. Questo aspetto consente alle aziende italiane di presentarsi come facilitatori di un ulteriore sviluppo industriale, basato non solo sulla digitalizzazione, ma anche sulla cultura dell’efficientamento e del risparmio energetico. L’export della meccanica italiana verso i paesi Mercosur è cresciuto del +3,3% nel primo semestre 2024 rispetto allo stesso semestre 2023, arrivando a 425 milioni di euro. Dei comparti rappresentati da Anima, quelli cresciuti maggiormente sono “macchine e impianti per sollevamento e trasporto” (+22,6%) e “valvolame e rubinetteria” (+12,4%), che insieme rappresentano oltre il 20% dell’export della meccanica Anima verso i paesi Mercosur. Recentemente, durante una missione in Argentina e Brasile a cui abbiamo partecipato, è emerso che gli investimenti – in particolare in Brasile – sono previsti in maniera notevole e programmati su un piano pluriennale, testimoniando la volontà del paese di proseguire nello sviluppo delle infrastrutture e nel miglioramento delle strutture esistenti, dalle abitazioni ai settori industriali più avanzati. In Argentina, nonostante le difficoltà finanziarie, gli imprenditori continuano a investire, anche in mancanza di adeguate coperture, un segnale significativo, specialmente alla luce della comprovata capacità manifatturiera del paese. Data l’importanza che rappresenta per il nostro settore, auspichiamo che l’accordo Ue-Mercosur venga sottoscritto con soddisfazione e profitto per tutte le parti coinvolte.

Pietro Almici, presidente di Anima Confindustria

“Un freno ai dazi e alle barriere non tariffarie”

Quando l’accordo entrerà in vigore porterà vantaggi significativi. Soprattutto in Brasile e Argentina ci sono molti consumatori che potrebbero apprezzare la moda italiana e i suoi prodotti, anche per motivi storici come l’immigrazione che li lega con il nostro paese. L’abbattimento dei dazi, che possono arrivare anche al 30-35%, sarà senz’altro un segnale molto importante e in grado di favorire l’export, ma ci aspettiamo vantaggi anche dall’eliminazione delle barriere non tariffarie. L’auspicio è che l’accordo entri in vigore il più rapidamente possibile.

Filippo Laviani, responsabile Commercio internazionale Smi – Confindustria

“Meno burocrazia e oneri per le imprese”

Quando l’accordo con i paesi del Mercosur entrerà in vigore, dopo oltre vent’anni di trattative, rappresenterà il più grande accordo commerciale mondiale per volumi di scambi: coinvolgerà un mercato di 780 milioni di persone e rappresenterà un quarto del prodotto interno lordo mondiale. Lo consideriamo favorevolmente, perché l’intesa può favorire l’export delle nostre imprese, spesso piccole, togliendo loro oneri burocratici e dazi che impedivano l’accesso a quei mercati. Di più: non c’era reciprocità negli scambi: per le calzature, per esempio, c’erano dazi per l’export alti (intorno al 40%, e impostate su linee tariffarie diverse secondo il tipo di prodotto) e dazi per l’import bassi (intorno all’8%). Questo accordo dovrebbe garantire maggiore mutualità. Siamo quindi favorevoli ma prudenti, in attesa di conoscere i termini dell’accordo, che dovrà affrontare anche il tema delle barriere non tariffarie.

Giovanna Ceolini, presidente Confindustria Accessori Moda



“Una svolta per i settori agroalimentari”

L’ accordo con il Mercosur segna una svolta importante per i settori agroalimentari e per il Made in Italy, aprendo a nuove opportunità per i nostri vini, spiriti e aceti nei mercati strategici di Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay. In un contesto geopolitico caratterizzato da incertezze, l’accordo si inserisce come un segnale positivo di apertura e cooperazione internazionale, che favorirà una maggiore competitività per i nostri produttori, attraverso la riduzione delle barriere commerciali e dei dazi doganali. Tuttavia, è essenziale che vengano garantite le protezioni per le Indicazioni Geografiche, che sono il simbolo della qualità e dell’autenticità dei nostri prodotti, nonché una delle colonne portanti del nostro sistema agroalimentare. Questo accordo non solo rappresenta una grande opportunità economica, ma anche una sfida per rafforzare e tutelare il Made in Italy sui mercati globali.

Micaela Pallini, presidente di Federvini

“Aprire nuovi mercati è una strada necessaria”

Il mercato del vino sta affrontando una congiuntura molto delicata che lascia poco spazio all’ideologismo. Aprire nuovi mercati e diversificare il nostro export è per Unione italiana vini una scelta non più solo lungimirante, ma una strada necessaria e da percorrere. Il 60% dell’export italiano di vino è attualmente concentrato su 5 mercati e in particolare sugli Stati Uniti, che valgono da soli un quarto delle nostre vendite all’estero. Un sano pragmatismo ci impone di guardare con interesse al Mercosur che, per ragioni storiche e identitarie, può certamente rappresentare una piazza interessante per i nostri vini, anche a fronte di nuove annunciate tariffe aggiuntive da parte degli Usa. I vini europei destinati al Brasile subiscono oggi rincari fino al 27% per i fermi e al 35% per gli spumanti a causa dei dazi all’importazione. Secondo i dati delle dogane, l’import di vino del Brasile si attesta sui 430 milioni di euro (dato 2023), di questi l’Italia detiene una quota pari all’8%, con un tasso di penetrazione certamente al di sotto del potenziale. Un prodotto fortemente identitario come il vino non possa che beneficiare dell’implementazione di un sistema di protezione per i prodotti ad origine, contrastando fenomeni emulativi ed Italian sounding. Perciò Uiv confida nell’esito positivo di un accordo storico, se si considera che le trattative scontano una gestazione di 25 anni. E, ove nel nuovo testo persistessero aree grige per alcune produzioni agricole, queste potrebbero essere bilanciate con politiche di compensazione da prevedere nella nuova Pac, come suggerito dal ministro Lollobrigida.

Paolo Castelletti, segretario generale di Unione italiana vini

“Un’opportunità, ma serve rispetto degli standard comuni”

L’accordo è un’opportunità importante per aprire nuovi mercati e valorizzare i prodotti di eccellenza come l’Aceto Balsamico di Modena Igp. Il suo successo politico e commerciale dipenderà da regole chiare e vincolanti sulla sostenibilità ambientale e sociale. Inoltre manca il principio di reciprocità indispensabile per non far entrare nell’Unione europea prodotti agroalimentari ottenuti senza il rispetto degli standard ambientali e di sicurezza alimentare che, invece, hanno i nostri prodotti DOP e IGP. Solo così potremo cogliere appieno i benefici di questa apertura e dare stabilità all’export agroalimentare dei nostri produttori. Ma occorre far rispettare quelli che sono i nostri standard. Il cammino per l’approvazione definitiva è ancora lungo e l’Italia deve giocare una partita importante.

Mariangela Grosoli, presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena

“Solo l’export ci consente di crescere”

Il Grana Padano Dop non esce male dall’accordo Ue-Mercosur perché ci viene assicurata protezione e viene limitato progressivamente nel tempo l’impatto dei dazi. Inoltre, il Consorzio da sempre è favorevole alla liberalizzazione degli scambi purché in condizioni paritetiche. Del resto, esportando il 52% della produzione e constatando che solo l’export ci consentirà di continuare a crescere. Tuttavia, riscontrando le obiezioni delle rappresentanze del mondo agricolo di cui fanno parte le 4.000 stalle del sistema Grana Padano, non possiamo che solidarizzare con le loro posizioni molto critiche auspicando una revisione dei numerosi punti controversi. Ciò perché un accordo è un buon accordo solo quando raccoglie un consenso diffuso e condiviso da parte dei soggetti o quanto meno dalla grande maggioranza di quelli coinvolti dagli esiti di tali accordi. Oggi non ci pare su quest’accordo che sia così.

Stefano Berni, direttore generale Consorzio Tutela Grana Padano

“Tuteliamo il Made in Italy e lavoriamo per l’export”

L’accordo con il Mercosur introduce un’importante tutela per la mozzarella di bufala campana in Sud America, un continente che vanta una sua storia nell’allevamento della bufala e una cospicua presenza di capi. Per questo, avere la possibilità di differenziare il nostro prodotto rispetto a quello locale è un punto decisivo a favore della tutela e della qualità del Made in Italy. Da quell’area del mondo, registriamo un forte interesse per il nostro know how, per l’esperienza e la capacità di trasformazione del latte di bufala che abbiamo maturato da secoli, tanto che abbiamo avuto anche studenti che hanno frequentato la nostra Scuola di formazione. Dobbiamo lavorare insieme alle istituzioni e agli stakeholders per penetrare in mercati che guardano a noi come modello.

Pier Maria Saccani, direttore Consorzio Mozzarella di Bufala Campana Dop

a cura di Luciano Capone e Maria Carla Sicilia

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