Crosetto: “Trump ci chiederà di aumentare le spese militari al 2.5 per cento. Spendiamo meno di altri paesi Nato”

Per il ministro della Difesa è necessario raggiungere l’obiettivo indicato da Washington: “per essere pronti. Se subissimo un attacco come Israele, dovremmo essere in grado di difenderci. Oggi siamo più indietro degli altri”

“Il primo a chiederlo fu Obama. Ce lo chiedeva l’America di Biden, ce lo chiederà, con maggiore forza, Trump. Ci dirà: tenete alla vostra sicurezza? Non può essere solo un problema che riguarda le tasse dei contribuenti americani. Se ci tenete, dimostratelo”. Così il ministro della Difesa Guido Crosetto intervistato da Repubblica, sulla richiesta della presidenza americana di rispettare l’obiettivo del 2 per cento del Pil sulle spese militari, come da impegni Nato. Un appello a cui tutti i governi italiani passati hanno risposto positivamente, ma “il problema è un altro”, osserva il ministro, ossia il fatto che “tutti i paesi Nato puntano a spese militari al 2,5 per cento, al 3 per cento. Noi siamo all’1,57 per cento. Abbiamo aumentato le spese, anche se non quanto speravo”. Nonostante ciò, resta necessario raggiungere l’obiettivo di spesa indicato da Washington, “non perché ce lo chiede la Nato, ma per essere pronti: se subissimo un attacco come Israele, dovremmo essere in grado di difenderci. Oggi siamo più indietro degli altri”.

Secondo Crosetto, il neo presidente eletto degli Stati Uniti spingerà per arrivare almeno al 2,5 per cento già al vertice Nato del luglio 2025 , “e ce lo chiederà per ieri, non per domani. Vedo ansia sul fatto che il presidente Usa minacci di uscire dalla Nato, ma non so se lo farà. Penso piuttosto che dirà: è fuori dalla Nato chi non si adegua all’aumento delle spese militari. E questo scenario, per noi, sarebbe ben peggiore”. Crosetto annuncia che nella giornata del 18 dicembre illustrerà al Copasir il decimo pacchetto di armi per l’Ucraina, mentre per il decreto legge che garantisce forniture di armi a Kyiv per il 2025, osteggiato dai colleghi di maggioranza della Lega, il ministro spiega: “Non so se lo approveremo ora o a gennaio: è pronto, deciderà il consiglio dei ministri di lunedì”.

“Se guardo all’intensità degli attacchi russi di queste ore, non vedo un clima migliore, anzi: mi sembra peggiore”, prosegue Crosetto riguardo una possibile tregua in Ucraina influenzata dall’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca: “Vedo la volontà russa di consolidare le posizioni territoriali. Che ciò accada pensando all’eventuale tregua, tra qualche mese, è un’ipotesi. Non so se vera. Nessuno è nella testa di Putin. Vedremo”. Apre la possibilità di una missione di peacekeeping con truppe italiane “messe a disposizione per preservare la pace” in Ucraina, ribadendo che “se ci sarà la necessità di una forza multinazionale, ci saremo” , così come per il Libano e Gaza. Ma senza il coinvolgimento diretto dell’Ue: “Evitiamo equivoci pericolosi: non sarà una missione europea, non sarebbe accettata dalle parti. Dovranno essere truppe Onu. Se richiesti, saremmo lieti di dare il nostro contributo”.

Sulla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria, è stato cruciale l’intervento di Israele “che ha prima indebolito i proxi dell’Iran ovunque, poi ha distrutto le difese missilistiche dell’Iran. E c’entra la debolezza della Russia, dato l’impegno in Ucraina. Poi si è mossa la Turchia. La tenuta del nuovo equilibrio è da verificare”. Pesa, però, il fatto che Mosca stia trasferendo sempre più risorse dalla sua base siriana di Tartus alla Libia: “Non è un bene. Navi e sommergibili russi nel Mediterraneo preoccupano sempre, a maggior ragione se invece che a mille chilometri sono a due passi da noi”.

Ritornando a Roma, proseguono i lavori per portare a conclusione la prossima manovra, la cui austerità, spiega il titolare della Difesa, non è certo causata da “una mancata volontà di Meloni o Giorgetti, ma per la penuria di risorse. In ogni caso, considero molto seria la legge di bilancio”, ma “se i vincoli europei fossero più elastici, sarebbe meglio”. Ha raccolto critiche su molti fronti la proposta di emendamento da lui richiesta per l’aumentare lo stipendio di ministri e sottosegretari non eletti in parlamento, ritirata nella serata del 16 dicembre. “Il principio era totalmente giusto, visto che chi fa lo stesso lavoro deve essere pagato allo stesso modo” spiega Crosetto, “ma non aveva senso mantenerlo per far crescere una polemica che ruota attorno a pochissime persone che non sono parlamentari”.

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