Ruotolo contro Musk. Per salvare la democrazia, il Pd vuole vietare X in Europa

“Fuori la piattaforma dall’Europa”, scrive sul Domani il responsabile “Informazione, Cultura, Culture e memoria” dei dem. Come in Iran, Russia e Corea del Nord. Una proposta in teoria grave, ma per fortuna solo ridicola

La proposta in teoria è grave, ma fortunatamente è solo ridicola. Il Pd di Elly Schlein vuole chiudere X (Twitter). Proibirlo. Non solo in Italia, ma in tutta Europa. “Fuori la piattaforma X dall’Europa” – scrive sul Domani Sandro Ruotolo, responsabile “Informazione, Cultura, Culture e memoria” del Pd. Perché il suo proprietario, Elon Musk, è un pericolo per la democrazia, oltre che un miliardario e sodale di Donald Trump. Insomma, mentre protesta contro la “legge bavaglio” che vieta ai giornali la pubblicazione testuale (ma non il contenuto) delle ordinanze di arresto, il Pd vuole vietare a circa 5 milioni di cittadini italiani (e a 105 milioni di europei) di esprimersi sul social network di Musk e avere accesso a una fonte di informazione gratuita e globale. La contraddizione non sembra turbare il Pd, anche perché è meno surreale degli argomenti usati da Ruotolo sul per chiudere X. Eccone alcuni.

Musk critica l’Europa e il Dsa, il regolamento sui servizi digitali. Musk ha attaccato Thierry Breton. Musk critica la magistratura italiana. E poi i social network manipolano l’opinione pubblica. Ruotolo fa l’esempio delle elezioni in Romania “da ripetere per le ingerenze attraverso TikTok”. Solo che lui vuole chiudere X, che non c’entra nulla, ma non TikTok attraverso cui ritiene siano state manipolate le elezioni romene. E coerentemente con questa illogicità, Ruotolo ha sì lasciato X ma ha un account su TikTok. E proprio questo è l’argomento fondamentale: “Il sottoscritto ha deciso di lasciare X insieme a premi Oscar come Piovani o al presidente della Fnsi, Di Trapani”, scrive. Un concetto democratico: siccome se n’è andato lui, nessun europeo deve stare su X. A meno che lui non ci ripensi. Non è infatti la prima volta che Ruotolo abbandona Twitter. Accadde nel 2012, quando dopo il terribile attentato alla scuola di Brindisi in cui morì una ragazza, il giornalista d’assalto diede in pasto al social nome e indirizzo di un sospettato, risultato poi estraneo, che rischiò il linciaggio. Ruotolo dopo le polemiche lasciò Twitter, ma poi è tornato più gagliardo di prima. Per chiuderlo definitivamente. Perché Ruotolo vuole “difendere quel mondo che non ha gli strumenti per distinguere una notizia vera da una notizia falsa”. Medice, cura te ipsum.



Ma oltre a queste ragioni traballanti, alla base della richiesta di bandire X c’è un principio forte: “Non possiamo permettere che la libertà di espressione venga usata come scudo per amplificare odio e divisioni”. Quello di Ruotolo è lo stesso principio che ha guidato i soli otto paesi al mondo che finora hanno bloccato Twitter/X: Cina, Iran, Myanmar, Corea del nord, Pakistan, Russia, Turkmenistan e Venezuela. Tutti regimi dalle solide convinzioni democratiche. In Afghanistan i talebani, che sono un po’ più a sinistra del Pd, non si sono spinti fino a tanto.

Di più su questi argomenti:

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali

Leave a comment

Your email address will not be published.