Il “Salva Milano” fa salire i prezzi ed è incostituzionale, scrive un ensemble di accademici misti. E il Pd ci crede pure (Sala invece no)
A Beppe Sala i capelli si sono rizzati in testa e si sono fatti bianchi, quando s’è trovato a sbattere sull’ultima ideona del Pd in materia di magistratura e di “Salva Milano”: “Io non ho visto una persona, in questi anni, alzare la mano e dire che c’è qualcosa che non va”, ha sbottato, “allora sono diventati fenomeni adesso?”. E poi: “Voglio vedere che posizione tiene il Pd in Senato”. Breve sintesi. Il Pd aveva portato faticosamente a casa alla Camera il provvedimento, resosi necessario per chiarire le norme sull’edilizia dopo il caso (caos) generatosi dal conflitto di interpretazioni in alcune inchieste – sulle quali aveva soffiato a lungo la destra populista, all’opposizione a Milano. Ma ora lo stesso Pd, in vista del passaggio in Senato, ha pensato bene di rendersi assai sensibile alle sirene populiste, stavolta di sinistra, ambientaliste e mediatiche fino a meditare di bloccare in Senato una legge a lungo voluta. E votando con Verdi e M5s (a proposito: la legge più “cementificatrice” d’Italia l’ha fatta Conte nel 2020).
Il “Salva Milano” va fatto entro dicembre, altrimenti il risultato sarà tenere bloccato alle calende l’intero comparto edilizio della metropoli. Ma il punto che ha dell’incredibile (Sala ha telefonato a Francesco Boccia, capogruppo dem al Senato, per chiedere lumi) è che i mal di pancia del Pd nascono, e molto si appoggiano, su un tonitruante “appello” firmato da 140 accademici e affini per chiedere al Senato di bocciare la legge che avrebbe, addirittura, “forti profili di incostituzionalità”. Lo pubblica giorni fa il Fatto. Titolo: “Non è rigenerazione urbana: la “Salva Milano” farà salire i prezzi e vanificherà le inchieste”.
Uno, la legge non riguarda la “rigenerazione urbana” – per quella il comune sta studiando altro – ma norme edilizie. Non è vero che “farà salire i prezzi”, anzi magari sarà il contrario. Quanto a “vanificare le inchieste”, chiarire se un atto è reato o no, e se un’inchiesta sussiste, non significa “vanificare”. Ma il tonitruante appello dice che “questa proposta di legge cambierà radicalmente il futuro delle nostre città, rendendole sempre più congestionate ed elitarie”. Non è così, lo sanno anche al Pd. Non è vero che “se approvata, questa legge impedirà di promuovere politiche di vera rigenerazione e riqualificazione delle nostre città e delle periferie, ridurrà verde e servizi, innescherà dinamiche finanziarie che aumenteranno i prezzi dell’abitare e accresceranno le disuguaglianze nelle città”.
I contenuti che attraverso la legge vanno chiariti, e che non riguardano piani quinquennali regolatori, sono altri, e lo ha spiegato sul Foglio un esperto come l’avvocato Guido Alberto Inzaghi. Del resto a firmare ci sono noti prof del Poli di Milano come Paolo Pileri, docente di Pianificazione territoriale che considera il nuovo Meazza una “operazione da ricchi… non abbiamo la necessità di costruire cattedrali del consumo”.
Il problema, infatti, sono le celebrate firme. C’è ad esempio Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte costituzionale ma, sembra di capire, anche esperto urbanista. Ci sono eterni firmatari di appelli passatisti come Salvatore Settis e lo storico dell’arte Montanari, per una volta in uscita dall’overtourism del centro a Firenze. Luca Beltrami Gadola, celebre agit-prop anti urbanistico milanese. Poi ci sono giuristi, docenti di Scienze aerospaziali, costituzionalisti che si occupano di diritti umani, ricercatrici di beni culturali, addirittura Ferdinando Boero dell’Università di Napoli, ordinario di Zoologia e Antropologia. Ci sono economisti comunisti e docenti di Fluidodinamica. Di tutto di più. Ovviamente ci sono anche specialiste più consone all’argomento: Paola Briata al Politecnico di Milano si occupa di Pianificazione urbana, al Politecnico di Torino Grazia Brunetta si occupa di Governo dei territori resilienti (anche se il tema del “Salva Milano” non è la resilienza). C’è la presidente della Società italiana di urbanistica, Angela Barbanente, del Politecnico di Bari. Tutti stimatissimi accademici e quant’altro, ma nessuno, o quasi nessuno, che abbia affrontato nel concreto, nel concretissimo, i temi posti dello sviluppo edilizio di una metropoli sintetica e compressa, già iper infrastrutturata e persino attivissima nella trasformazione verde come Milano. L’appello, infatti, parla d’altro e parla per slogan. Ma niente, tanto è bastato al Pd per pencolarsi in riverente ossequio alla Indiscussa accademia. Felice Natale, Beppe Sala.