I miliardari e i milionari scelti dal tycoon per sua la nuova amministrazione sono pronti a inondare di denaro la capitale iper-dem per acquistare immobili sempre più grandi e costosi. Ma per l’agiata classe dirigente americana sarebbe opportuno anche spostarsi a Mar-a-Lago, dove presumibilmente il neo presidente porterà tutta la sua corte
Natale è arrivato presto quest’anno per gli agenti immobiliari di Washington, che hanno iniziato a sfregarsi le mani il 5 novembre vedendo dipingersi di rosso la mappa nelle dirette della Cnn. Se, oltre la fedeltà e l’indifferenza davanti ai tentati colpi di stato, c’è una cosa che accomuna gli uomini scelti da Donald J. Trump per la prossima amministrazione è il cash. Di colpo, questi miliardari e milionari, per lavorare nei dipartimenti a cui saranno assegnati e per frequentare il prossimo presidente, dovranno trasferirsi nei dintorni della Casa Bianca. Lasciare la Silicon Valley o il Texas e arrivare nella città costruita a tavolino dai padri fondatori, patria delle Ong, terra di passaporti diplomatici. E così le agenzie immobiliari stappano bollicine – forse non lo champagne, che con i dazi potrebbe non trovarsi, ma un patriottico Carneros Cuvée, orgoglio frizzante della California del Nord. Non solo il più ricco del mondo, Elon Musk, che ha un rapporto complicato con le case (ha vissuto per anni in un container prefabbricato). La lista dei megaricchi che si ritroveranno a passare nello Studio Ovale è lunga.
C’è Jared Isaacman, che ha venduto la sua azienda di sistemi di difesa a Blackstone, c’è il mega manager Howard Lutnick, che probabilmente guiderà il dipartimento del Tesoro, c’è l’imprenditore millennial del biotech Vivek Ramaswamy che affiancherà Musk al Doge, c’è l’ex amministratrice delegata del wrestling Linda McMahon… Il patrimonio dei nominati supera i 350 miliardi di dollari. Era già successo nel 2016, quando i membri del gabinetto trumpiano erano arrivati comprando case e casette per 9, 12, 20 milioni di dollari. Ora che la classe dirigente è ancora più agiata ci si aspetta un aumento del metro quadro. I repubblicani del mondo Maga preferiscono comprare nel quartiere di Kalorama – dove abitano anche gli Obama, e la first daughter Ivanka Trump col marito Jared – o lungo i viali pieni di ambasciate. Lì ci sono vere e proprie villone, una sontuosità più apprezzata dalla destra trumpiana rispetto alle eleganti casette colonial revival del quartiere di Georgetown, storico quartiere preferito da senatori e civil servant, dove passeggiando si incontravano sotto il foliage Joe Lieberman, Henry Kissinger e, negli anni Cinquanta, JFK e Jackie. Ma, dicono, troppo progressista, troppo liberal, per stare in pace.
E con foyer troppo piccoli, e soffitti troppo bassi, meglio sfrattare un ambasciatore del sud-est asiatico da Massachusetts Avenue. Alcuni, anche se non si sanno i nomi, stanno già cercando e facendo offerte, per non stare in hotel – il Trump hotel, obbligatorio per i sicofanti, non è comodissimo – nei giorni dell’inaugurazione. Altri invece hanno paura che sarà tutto inutile, perché il piano segreto di Trump sarebbe di portare tutta la corte a Mar-a-Lago, la sua Versailles-resort di Palm Beach, dove può andare in cinque minuti a giocare a golf, dove non c’è il fastidioso deep state. A Washington e nei suoi sobborghi Kamala Harris ha vinto con più del 90 per cento, Ztl dei funzionari governativi, ma a questo giro la capitale iper-dem si è macchiata un po’ di rosso anche in alcuni quartieri afroamericani, e poi a East Hill, ma, dicono, solo perché lì c’è la prigione dove sono rinchiusi i rivoltosi del 6 gennaio, rimasti fedeli al capo.