Abbandonare i social media, immergersi in una tinozza piena di ghiaccio e scrivere ogni giorno i propri traumi su un diario. Una routine che promette di farci ricchi, indipendenti e pienamente in grado di gestire noi stessi, in una confezione da macho affarista e muscoloso
Vuoi essere felice? Devi essere produttivo. Vuoi essere più produttivo? Devi staccarti dai social. È questa la morale di molti content creator e aziende che si sono specializzate nel vendere a un determinato pubblico la promessa di una vita migliore. Che spesso vuol dire una vita con più soldi e più successo.
Il segreto per l’arricchimento, a seconda delle stagioni, può essere il crypto o le AI, ma ricorre sempre più spesso l’esigenza di staccarsi dagli schermi e dai social. Quanto al pubblico di riferimento è perlopiù maschile e giovanissimo, una fascia demografica molto contesa da influencer spesso disdicevoli come Andrew Tate, che si sono appropriati di una retorica anti-social e pro-efficienza.
I cosiddetti hustle bro – giovani muscolosi, ossessionati dal lavoro, dalla palestra, dagli investimenti – hanno infatti scoperto l’importanza di pratiche come il journaling, termine inglese con cui si indica il tenere un diario quotidiano. Solo che il diario è da mocciosi e femminucce, persone che badano ai sentimenti, mentre il journal è uno strumento con cui misurare la propria condizione psicofisica, e migliorarsi giorno dopo giorno.
Tra i principali sostenitori del journaling c’è Andrew Huberman, neuroscienziato palestratissimo, docente di Stanford, nonché podcaster e uomo di riferimento per il target maschile 18-34 (lo stesso Luigi Mangione, il sospetto killer del Ceo di United Healthcare, Brian Thompson, ha lasciato varie tracce social dalle quali risulta essere un fan di Huberman e dei suoi insegnamenti). Con più di sei milioni di seguaci solo su YouTube, Huberman è un influente maître à penser, che propone una psicologia pop e virile. Scorrendo il suo profilo si trovano titoli come “Come controllare il tuo monologo interiore”, “Quando e cosa mangiare”, “Come regolare le tue emozioni”.
Siamo nei territori del self-help, insomma. Ma la filosofia hubermana calza con i nostri tempi anche perché immagina il corpo e la mente umana come macchine, meccanismi che possono essere aggiustati, corretti, con qualche semplice trick. Hackerati. Per raggiungere la felicità interiore? No, per essere più funzionali ed efficienti – e la felicità verrà in automatico. Lo scorso anno Huberman ha spiegato ai suoi seguaci le virtù del journaling, sottolineando come tenere un diario sia utile a migliorare la propria salute mentale e fisica. Ad esempio, trascrivendo pensieri sui propri traumi per 15 o 30 minuti al giorno.
Alcuni di questi consigli possono risultare banali, come quello dell’attore Matthew McConaughey, che nel suo canale YouTube consiglia il journaling per segnarsi idee che altrimenti si perderebbero (grazie tante). Tuttavia, è meglio di niente: forse l’unico modo per vendere l’introspezione a una parte dei giovani è renderla parte di un percorso di virilità e indipendenza. Desiderare una vita oltre i social, insomma, non è un’ammissione di sconfitta. E nemmeno essere felici. Lo fanno anche i più muscolosi bro del web.
Un altro rimedio di moda in questi circoli è il bagno nel ghiaccio: Joe Rogan, comico e autore del più seguito podcast del mondo, da tempo si filma mentre si immerge in tinozze di ghiaccio, all’esterno, con qualsiasi clima. Superato lo shock iniziale, giura, il piacere è assicurato, così come i benefici mentali.
Non manca un nemico, un mostro da sconfiggere – o meglio, da domare. La dopamina è un neurotrasmettitore che è associato al piacere e alla ricompensa: quando mangiamo qualcosa di buono o concludiamo un’esperienza faticosa, il nostro cervello ci ricompensa con una scarica di soddisfazione. Non è un mistero che i social media siano progettati per sfruttare questi meccanismi e tenerci incollati agli schermi il più possibile. Da anni va di moda – tra i CEO e techies vari – il cosiddetto “dopamine fasting”, ovvero il “digiuno della dopamina”, con cui si limita al massimo il piacere per un certo periodo di tempo per soddisfarlo in seguito. Una vita grama, senza cibo né social, da monaci d’altri tempi; ma anche una fonte di attenzione ed efficienza inestimabile.