Una notizia sulle spese militari, in lieve aumento (ma non basta)

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – L’Unione sindacale di base (Usb) ha spiegato che lo sciopero dei mezzi pubblici di ieri è stato indetto, tra gli altri motivi, “per mettere in movimento anche il resto della società” contro – qui riassumo – le scelte antipopolari e guerrafondaie di Giorgia Meloni. Ecco, che proprio uno sciopero dei trasporti possa mettere in movimento gli italiani contro il governo mi pare un obiettivo troppo ambizioso.

Michele Magno

Essere ridicoli, con trasporto. In ogni caso: giornate di scioperi nei trasporti al livello nazionale nel 2024: 48 giorni. In media uno alla settimana (dati del Garante degli scioperi rielaborati da Sky Tg24). Senza parole.


Al direttore – Le parole di Crosetto e Guerini sul tema delle spese per la Difesa dimostrano che, almeno per le persone di buonsenso, la questione degli investimenti militari debba essere al centro dell’agenda bipartisan o, meglio ancora, dell’agenda dell’interesse nazionale. Mi preme, tuttavia, evidenziare una questione altrettanto importante, relativa alla logica che si sta seguendo nei negoziati per dotare finalmente l’Ue di uno strumento finanziario idoneo a sostenere le spese per la Difesa. Nel profluvio di annunci relativi all’istituzione di nuovi fondi o di nuovi strumenti finanziari, a trionfare sembra essere sempre la logica intergovernativa e mai quella sovranazionale; tradotto in parole povere, quella dei “consorzi” tra stati per lo sviluppo di determinati sistemi e non quella europea per l’individuazione delle piattaforme realmente strategiche per la Difesa comune e l’integrazione con l’altra sponda dell’Atlantico. Le difficoltà che gli stati europei, da soli o consorziati, hanno di raggruppare capitali per investire nella Difesa, lasciano intendere che sia ormai inopportuno continuare a ragionare al livello intergovernativo e che sia necessario spostarsi sul piano sovranazionale. In un certo senso, più saranno complessi i sistemi progettati e da produrre, più ci sarà bisogno della cooperazione di tutta l’Unione, anche per una migliore individuazione delle priorità operative e strategiche cui quelle piattaforme dovranno dare una risposta. Ma nel breve termine il vero problema è come accelerare e potenziare la produzione di equipaggiamenti che servono ora, da un lato per rimpinguare le scorte di magazzino, dall’altra per dotare le Forze armate di una capacità di resistenza tale da essere deterrente nei confronti di qualunque avversario. In questo caso, l’unica strada percorribile sarebbe quella di incrementare le economie di scala, con la possibilità per l’Ue di andare a coprire i costi non ricorrenti. In un sistema ottimale, una esigenza capacitiva reale andrebbe finanziata. Allo stato attuale, per farlo manca lo strumento normativo ed economico in sede europea e anche da questo derivano i gravi problemi di disallineamento produttivo tra esigenze delle Forze armate e capacità industriale nei paesi Ue.

Filippo Del Monte

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ieri ha offerto al Foglio una notizia: l’Italia, effettivamente, chiuderà il 2024 sotto l’obiettivo del 2 per cento del pil dedicato alle spese militari, chiesto dalla Nato, ma la stima per l’anno in corso è di circa un decimale in più rispetto alle stime del 2023, significa circa due miliardi aggiuntivi. Non è ancora molto, ma è almeno qualcosa. Avanti.


Al direttore – Con riferimento all’articolo pubblicato ieri a firma di Ermes Antonucci a proposito delle intercettazioni del senatore Scarpinato, ritengo utili alcune puntualizzazioni, per una migliore comprensione dei fatti. Il caso riguardante il senatore Scarpinato non ha precedenti perché la procura di Caltanissetta non ha chiesto alcuna autorizzazione preventiva per intercettare le sue conversazioni, né ha chiesto alcuna autorizzazione successiva per fare uso delle intercettazioni già effettuate. Le ha trascritte tutte, ben 33, per poi dichiararne l’irrilevanza ai fini processuali. Dunque, è improprio parlare di “giravolta” del M5s, visto che le nostre posizioni precedenti hanno sempre riguardato la richiesta di autorizzazione all’utilizzo nel processo di intercettazioni rilevanti. Secondo la procura siciliana, le norme del C.p.p., persino quelle che vietano in generale di trascrivere le parti di conversazioni attinenti a fatti privati non inerenti alle indagini, nonché l’art. 68 della Costituzione che tutela la funzione parlamentare contro indebite interferenze, non troverebbero applicazione quando l’autorità giudiziaria ritenga, come nel caso di specie, di poter fare uso di quelle intercettazioni per finalità extraprocessuali discrezionalmente ravvisate, stante la loro irrilevanza per il processo, confermata dalla stessa procura. In sostanza, gli scarti processuali potrebbero essere riciclati e utilizzati liberamente per finalità extraprocessuali al di fuori di ogni regola. La Giunta è chiamata a decidere se rimettere la questione alla Consulta sollevando un conflitto di attribuzioni. Il non farlo legittimerebbe una nuova inedita prassi, un precedente valido erga omnes, con conseguente liberalizzazione dell’uso delle intercettazioni che, oltre a prestarsi a intuibili strumentalizzazioni politiche, colpirebbe i diritti di tutti i cittadini, non solo dei parlamentari.

Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato



Risponde Ermes Antonucci. Gentile senatore, la giravolta del M5s di cui si parla nell’articolo riguarda la cultura che per anni ha animato il suo partito, che ha sempre ritenuto le prerogative parlamentari previste dall’art. 68 della Costituzione in materia di intercettazioni un inaccettabile privilegio della casta politica. Notiamo con piacere che la posizione è cambiata (varrà anche per i parlamentari degli altri partiti?). Quanto all’utilizzo extraprocessuale di intercettazioni irrilevanti eviteremo di ricordarle le innumerevoli volte in cui il M5s ha fatto leva su intercettazioni penalmente irrilevanti per attaccare i propri avversari politici. Su questo sì che sarebbe auspicabile una “nuova inedita prassi”. Cordialmente.

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