Che cosa c’è dietro al contratto record di Soto con i New York Mets

In assenza di un tetto salariale, i club sono liberi di spendere quanto vogliono, e questo favorisce i più ricchi: all’asta per il 26enne dominicano hanno partecipato solo cinque delle trenta squadre della lega

C’è stato un periodo, non molto lontano, in cui il baseball professionistico, quello della Major league baseball o Mlb, pareva in declino rapido. Un periodo coinciso con la fine della lunga era di Bud Selig come Commissioner, presidente. Selig, inizialmente proprietario dei Milwaukee Brewers, era entrato in carica ad interim nel 1992 ma c’era restato fino al 2014, introducendo molte novità, ma trovandosi anche a gestire una situazione che pareva impermeabile a rimedi, ad esempio un utilizzo di sostanze dopanti così massiccio, da parte di giocatori anche di nome e soprattutto negli anni Novanta, da minare la credibilità di tutti, motivo per cui ad esempio un giocatore eccezionale come Barry Bonds non è mai stato votato nella Hall of Fame pur con tutti i record stabiliti. C’era inoltre il problema dell’età media degli spettatori e dei telespettatori, troppo alta, e quello della lunghezza delle partite, due fattori considerati collegati: le nuove generazioni, era il sunto, non riuscivano a resistere dal vivo o di fronte ad uno schermo a gare della durata media intorno alle tre ore.

Eppure, al termine del decimo anno di mandato, l’erede di Selig, Rob Manfred (cognome originale Manfredi), può dire di avere raddrizzato la baracca: grazie all’introduzione nel 2023 del cronometro che obbliga i lanciatori ad eseguire il lancio entro 15-20”, a seconda della situazione di gioco, la durata media delle partite è scesa dal massimo storico di 3 ore e 10’ del 2021 a 2 e 36, e parallelamente il numero di spettatori è cresciuto dell’11 per cento rispetto al 2022, ultimo anno con le norme precedenti. Le partite in streaming sul canale mlb.tv hanno visto un aumento del 14 per cento di spettatori, la percentuale di biglietti acquistata da tifosi nella fascia di età 18-35 anni è salita dell’8,5 per cento e l’età media dei nuovi iscritti al sito della MLB è scesa da 43,4 al 36 nel giro di cinque anni.

Sicurezze che hanno permesso ai proprietari cose letteralmente mai viste prima, come conferma la fresca notizia dell’ennesimo stupefacente contratto, quello da 765 milioni di dollari distribuiti nell’arco di 15 anni che i New York Mets hanno fatto firmare a Juan Soto, il 26enne dominicano che già nel 2022 aveva fatto notizia rifiutando un’offerta di 440 milioni dei Washington Nationals, di cui era stato giovanissimo e inatteso protagonista nell’anno della vittoria del titolo, 2019. Ceduto subito a San Diego e da San Diego girato ai New York Yankees un anno fa, Soto ha giocato una grandiosa stagione 2024, contribuendo a portare il glorioso club newyorkese in finale per la prima volta dal 2009 e vedendo crescere il proprio valore ad ogni impresa, ad ogni fuoricampo.

Quello di Soto è il contratto più ricco nella storia dello sport e batte il record stabilito solo dodici mesi fa da Shohei Ohtani, il fuoriclasse giapponese dei Los Angeles Dodgers, 700 milioni per 10 anni, con una differenza fondamentale: mentre Ohtani ha accettato di prendere solo due milioni l’anno, con i restanti 68 differiti al periodo 2034-2043, per aiutare la squadra a rinforzarsi con altri giocatori, Soto prenderà direttamente i suoi 51 a stagione, perché i Mets hanno meno problemi di organico e il loro proprietario Steve Cohen ha un patrimonio personale, secondo il sito Sportico, di 21,3 miliardi di dollari, anche dopo l’acquisizione della squadra, nel 2020, per 2,42 miliardi. Considerando inflazione e altri fattori, quello di Alex Rodriguez nel 2000, 252 milioni per 10 anni, resta il contratto più ricco della storia, ma la firma di Soto è storica anche per il passaggio tra le due squadre di New York e crea ulteriore attesa per la prossima stagione, cioè quello che la Mlb brama più di tutto. C’è però un lato oscuro, in tutto ciò: in assenza di un tetto salariale, sostituito da una forte tassazione su tutte le somme al di sopra di una soglia prestabilita (237 milioni nel 2024), i club sono liberi di spendere quanto vogliono, e questo favorisce i più ricchi.

Non per nulla, all’asta per Soto hanno partecipato solo cinque delle 30 squadre della lega, ovvero le due di New York, Philadelphia, Boston, i Dodgers, mentre San Francisco ha già fatto tanto a dare 182 milioni in sette anni per Willy Adames, giocatore ottimo, ma certo incomparabile a Soto. E c’è un altro problema a macchiare un panorama di per sé esaltante: l’anno prossimo due squadre giocheranno in stadi di club di categorie minori. Una, gli A’s, ha lasciato Oakland e in attesa della costruzione dello stadio a Las Vegas prende casa a Sacramento, mentre i Tampa Bay Rays, il cui stadio è stato danneggiato in ottobre dall’uragano Milton, useranno nel 2025 come impianto di casa il George Steinbrenner Field, che altro non è che lo stadio, da 11.000 spettatori, in cui giocano le partite precampionato gli… Yankees, che in loco hanno tantissimi tifosi.

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