Il City di Guardiola ormai resuscita anche i morti

L’ennesima pagliacciata della Fifa è l’assegnazione per acclamazione dei Mondiali 2034 all’Arabia, Spero di essere già morto allora, oppure di fare come quel tifoso della Roma che dopo un incidente pensava di essere nel 1980 e non si ricordava lo scudetto di Totti e Capello

Con alcuni amici abbiamo messo in piedi una squadra del pub, quello più in forma sembra Ronaldo il Fenomeno (però oggi), il più scarso sfigurerebbe in un torneo di calcio a 5 per ciechi. Eppure se mi dicessero che domani dobbiamo scendere in campo contro il Manchester City non la darei per persa a prescindere: più in crisi della sinistra mondiale, la squadra di Guardiola ormai perde contro chiunque passi da quelle parti, resuscita morti, guarisce pareggiti, illude avversari che si convincono di essere fortissimi e non capiscono che è piuttosto il City a essere scarsissimo. Pep è stravolto, con la tremenda conseguenza del profluvio di articoli che ci spiegano la sua psiche e il corollario di opinioni su “è cambiato”, “no è sempre stato così”. Lui si straccia la pelle, reagisce alle provocazioni come un Mourinho calvo, fa come le ragazze che promettono “niente scenate” e poi fanno scenate quando giura che “dopo questa sconfitta torneremo a vincere” e poi perde.

La sconfitta per 2-0 contro la Juventus in Champions è istruttiva per molti aspetti, primo fra tutti il solito teatrino giornalistico su Vlahovic, immonda sega da terza categoria quando non segna e fenomeno decisivo e-non-si-ferma-mica-qua quando fa gol. Brindo dunque alla sconfitta di Pep, non a quella di una squadra inglese (anche se nei prossimi mesi rischia grosso, pur essendo too big to fail). Brindo anche a Max Verstappen, fottuto, per citarlo, dall’ennesima pagliacciata politicamente corretta della Fia: per avere detto una parolaccia durante una conferenza stampa il campione del mondo di Formula 1 dovrà espiare le proprie colpe facendo lavori socialmente utili in Ruanda. Poi dicono che i razzisti siamo noi.

Brindo anche alla fantasia paracula dei commentatori italiani che hanno giustificato i 2.500 spettatori a San Siro per il derby femminile tra Inter e Milan con il “poco preavviso”: il giorno in cui avranno il coraggio di dire che lo spettacolo in campo è quello che è, sarà un gran giorno. Non brindo invece all’assegnazione dei prossimi Mondiali: dopo la buffonata di Stati Uniti, Messico e Canada del 2026 ci sarà l’orgia di Spagna, Portogallo, Marocco, Argentina e Uruguay nel 2030 e poi l’ipocrita assegnazione “per acclamazione” all’Arabia Saudita di quelli del 2034. Spero di essere già morto allora, oppure di fare come quel tifoso della Roma che dopo un incidente pensava di essere nel 1980 e non si ricordava lo scudetto di Totti e Capello: una bella sbronza talmente epocale da farmi credere di essere ancora nel 1966, con l’Inghilterra campione del mondo.

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