Con un appello, esperti e analisti di think tank europei chiedono all’Ue e ai suoi stati membri di fermare Sogno georgiano nel condurre il paese verso uno stato pienamente autoritario: “E’ importante agire ora e sanzionare coloro che sono responsabili di violenze, frodi elettorali e leggi che minano la libertà di parola, la società civile e i diritti umani”, scrivono su Euractiv
Pubblichiamo un appello di un gruppo di esperti di politica estera europea*, uscito su Euractiv.
Se l’Ue non agirà con maggiore decisione sulla Georgia ora, perderà ogni credibilità nel suo vicinato. La Georgia, un paese chiave nel fronte orientale dell’Ue, ha una delle società più filoeuropee del continente. La sua posizione è cruciale per qualsiasi politica di connettività e transito verso il Mar Caspio e l’Asia Centrale.
E’ stato uno dei paesi più riformisti d’Europa nella regione, fino a quando il governo di Sogno georgiano ha sistematicamente minato il processo di integrazione nell’Ue.
L’Ue ha concesso alla Georgia lo status di candidato nel dicembre 2023, ma questo è stato sospeso a causa di una “legge sugli agenti stranieri” approvata dal governo di Sogno georgiano nel maggio 2024.
Dopo una campagna elettorale caratterizzata da violenza sistematica contro l’opposizione e la società civile, il partito Sogno georgiano ha orchestrato una manipolazione sistematica delle elezioni parlamentari di ottobre 2024, portando a una sua presunta “vittoria”.
Con questo mandato illegittimo, il governo di Sogno georgiano non ha ritirato la legge sugli agenti stranieri, ma ha invece sospeso il processo di adesione fino al 2028 – una mossa incostituzionale dato che la Costituzione georgiana impegna esplicitamente il paese all’integrazione euroatlantica. Ora, il governo sta usando la forza massiccia per reprimere le manifestazioni contro questa decisione.
Membri della società civile, giornalisti e politici dell’opposizione sono brutalmente picchiati dalle forze di sicurezza, mentre sempre più persone vengono incarcerate. I leader di Sogno georgiano hanno recentemente annunciato che i politici dell’opposizione saranno sottoposti a un “processo stile Norimberga” per trasformare il paese in uno stato a partito unico.
Tutte queste attività sono supportate da consiglieri russi e campagne di disinformazione. La guerra in Ucraina ha reso la Georgia ancora più importante per la Russia a causa delle rotte di transito che offre attraverso il Caucaso meridionale e del ruolo che svolge nell’elusione delle sanzioni occidentali.
Dov’è l’Ue come potenza normativa che agisce contro la falsificazione delle elezioni e la violenza contro la società civile e sostiene i georgiani che vedono il loro futuro in Europa?
Dov’è l’Ue geopolitica che comprende l’importanza dei suoi vicini?
Dov’è la capacità di agire dell’Ue sotto la nuova Commissione e l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas, appena nominata per un mandato di cinque anni?
Noi, in qualità di esperti di think tank europei, chiediamo all’Ue e ai suoi stati membri di fermare Sogno georgiano nel condurre la Georgia verso uno stato pienamente autoritario. E’ importante agire ora e sanzionare coloro che sono responsabili di violenze, frodi elettorali e leggi che minano la libertà di parola, la società civile e i diritti umani.
Il leader di Sogno georgiano, Bidzina Ivanishvili, è responsabile di tutte le decisioni del suo partito e delle politiche di cattura dello stato e violenza. Pertanto, dovrebbe essere sanzionato dall’Ue, e i suoi beni all’estero dovrebbero essere congelati.
Ogni giorno, il popolo georgiano manifesta per un futuro europeo. Credono in un percorso democratico ed europeo per il loro paese.
E’ scioccante che le istituzioni dell’Ue e gli stati membri non fossero preparati a questa massiccia violenza contro il popolo georgiano nonostante le numerose minacce di azioni violente durante la campagna elettorale.
Se l’Ue non agirà in modo più deciso ora, perderà ogni credibilità nel suo vicinato – con conseguenze anche per Ucraina, Moldavia, Armenia e, più in generale, per la sua posizione nel mondo.
Se l’Ue non sarà in grado di agire, invierà segnali ai leader del Cremlino e ad altri regimi autoritari che favoriranno ulteriori violenze, manipolazioni elettorali e autoritarismo.
La mancanza di consenso nell’Ue – specialmente quando è un solo stato autoritario, ad esempio l’Ungheria, a impedirlo – non è una scusa accettabile per l’inazione.
L’Ue e i suoi stati membri devono agire ora, prima che sia troppo tardi.
Concretamente, ciò significa entro il 16 dicembre, quando si terrà a Bruxelles il prossimo Consiglio Affari Esteri dell’Ue – il primo in cui Kallas parteciperà come nuova principale diplomatica dell’Ue.
Lì, gli stati membri devono prendere decisioni sostanziali per sanzionare coloro che sono responsabili di violenze, falsificazioni elettorali e cattura dello stato in Georgia.
Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock dovrebbe mettere la Georgia all’ordine del giorno della riunione di giovedì 19 dicembre con i suoi omologhi di Francia, Polonia, Italia, Spagna, Regno Unito e Ucraina (oltre a Kallas) a Berlino.
L’Ue deve aumentare i costi per Ivanishvili se continuerà sulla strada della violenza e del governo illegittimo.
*Stefan Meister, direttore del Centre for Order and Governance nell’Europa Orientale, Russia e Asia Centrale presso il German Council on Foreign Relations (Dgap), Berlino.
Steven Blockmans, ricercatore senior associato al Ceps e senior fellow presso l’Icds, Bruxelles/Tallinn.
Marie Dumoulin, direttrice del Wider Europe Program presso l’European Council on Foreign Relations (Ecfr), Parigi.
Wojciech Konończuk, direttore del Centre for Eastern Studies (Osw), Varsavia.
Milan Nic, senior fellow presso il German Council on Foreign Relations (Dgap), Berlino.
James Nixey, direttore del Programma Russia ed Eurasia presso Chatham House, Londra.
Amanda Paul, analista senior di politica e vicedirettrice del Europe in the World Programme, European Policy Center (EPC), Bruxelles.
Kristi Raik, vicedirettrice e responsabile del Foreign Policy Programme of the International Centre for Defence and Security (Icds), Tallinn.
Sinikukka Saari, ricercatrice senior presso il Finnish Institute of International Affairs (Fiia), Helsinki.
Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) e già consulente speciale dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza dell’Ue, Roma.
Ernest Wyciszkiewicz, direttore del Centrum Mieroszewskiego, Varsavia.*