Macron sceglie il leader dei centristi per guidare un governo che abbia un appoggio trasversale. Il Rassemblement national apre alla fiducia, ma France Insoumise ha già annunciato una mozione di censura. Resta da capire cosa faranno gli altri partiti della coalizione del Nuovo fronte popolare
Parigi. François Bayrou è il nuovo primo ministro francese. Il leader dei centristi del MoDem è stato scelto dal presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, come capo del nuovo governo, dopo giorni di incertezze in cui diversi nomi erano sul tavolo per sostituire Michel Barnier. Per l’inquilino dell’Eliseo è Bayrou, suo alleato dal 2017, l’uomo dell’equilibrio che permetterà di guidare un esecutivo di interesse generale fino alla fine del mandato, e soprattutto di evitare una nuova mozione di sfiducia. “Non ci sarà una censura a priori” verso il nuovo governo, ha commentato subito dopo la nomina Jordan Bardella, presidente del Rassemblement national (Rn). “Le nostre linee rosse rimangono, non cambieranno”, ha aggiunto il leader sovranista, precisando che Bayrou non dovrà né “tagliare il rimborso dei medicinali, né indebolire la situazione economica e sociale dei pensionati” per avere la fiducia di Rn. La priorità del presidente francese era quella di scegliere un premier che non fosse, come Barnier, ostaggio del veto del partito lepenista: con Bayrou, questo requisito, verrà a quanto pare rispettato.
Il leader centrista ha sempre avuto rapporti cordiali con Rn, con Marine Le Pen condivide la battaglia per l’introduzione di una dose di proporzionale alle prossime legislative, e nel 2022 aveva messo la sua firma di “parrainage” affinché la madrina del sovranismo potesse candidarsi alle presidenziali. Dal canto suo, Mathilde Panot, capogruppo della France insoumise, ha già annunciato che il suo partito presenterà una mozione di censura. Resta ora da capire cosa faranno gli altri partiti della coalizione del Nuovo fronte popolare, i socialisti, gli ecologisti e i comunisti. Ministro dell’Istruzione durante le presidenze Mitterrand e Chirac, poi ministro della Giustizia effimero durante il primo mandato di Macron (fu costretto a dimettersi per guai giudiziari del MoDem), Bayrou incarna la cultura del compromesso, dell’en même temps ricercata e promossa da Macron. Sindaco di Pau dal 2014, Bayrou, si è candidato alle elezioni presidenziali del 2002 e del 2007, anno in cui ha fondato il MoDem, in entrambi i casi finendo terzo. Nel 2007, il suo mancato endorsement a favore della candidata socialista Ségolène Royal fece vincere il gollista Nicolas Sarkozy. Dieci anni dopo, il suo sostegno a Macron dopo il primo turno delle presidenziali si è rivelato decisivo per la vittoria dell’allora candidato di En Marche!. E pensare che fino a poche ore prima dell’ufficializzazione non era lui il prescelto.
Secondo le informazioni del Monde, Macron aveva chiamato il leader centrista alle 5 di questa mattina per annunciargli che il prossimo primo ministro non sarebbe stato lui. Il leader centrista, furioso per la chiamata, è stato in seguito ricevuto all’Eliseo alle 8.30, per un colloquio durato quasi due ore. Il faccia a faccia è stato duro, ad alta tensione. Il capo dello stato francese avrebbe proposto a Bayrou di essere il numero due del governo, con Roland Lescure, ex ministro dell’Industria, primo ministro. Il capo del MoDem avrebbe rifiutato, facendo una controproposta: l’ex ministro dell’Interno e capo di governo socialista Bernard Cazeneuve a Matignon. Alternativa rifiutata da Macron. Poi il coup de théâtre. Sempre secondo il Monde, Bayrou avrebbe minacciato di abbandonare la coalizione che sostiene il presidente. Dinanzi alla possibilità di un blocco istituzionale e di una rottura con il suo principale alleato, Macron è tornato sui suoi passi, decidendo di promuoverlo a Matignon. Bayrou “avrà come missione quella di dialogare con tutti i partiti politici per trovare le condizioni di stabilità e azione”, ha dichiarato l’entourage di Macron, prima di aggiungere: “Il nome di François Bayrou è emerso negli ultimi giorni come il più consensuale. Con l’avanzare delle consultazioni, il sindaco di Pau è apparso come la persona più adatta a garantire l’unità e a formare il governo di interesse generale richiesto dal presidente della Repubblica nel suo ultimo discorso”.