Il rapporto dimostra che dal 7 ottobre 2023 145 giornalisti sono stati uccisi a Gaza, ma in questo modo si lascia intendere che Israele abbia licenza di uccidere i reporter. Tel Aviv aveva appena comunicato che sei di loro lavoravano per al Jazeera ed erano di Hamas e Jihad islamica
Secondo la ong Reporters sans frontières con sede a Parigi, più di 145 giornalisti sono morti a Gaza dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023. “La Palestina è il paese più pericoloso per i giornalisti, registrando un numero di morti più alto di qualsiasi altro paese negli ultimi cinque anni”. La Federazione internazionale giornalisti ha riferito che 104 giornalisti sono stati uccisi nel mondo nel 2024, metà a Gaza. Sulle incarcerazioni, Israele è terzo al mondo, dopo Cina e Myanmar. Israele aveva appena comunicato che sei giornalisti che lavoravano per al Jazeera erano di Hamas e Jihad Islamica.
Israele aveva fatto i nomi: Anas Al-Sharif, Alaa Salameh, Hossam Shabat, Ashraf Sarraj, Ismail Abu Omar e Talal Arrouqi, secondo Israele tutti affiliati alle ali militari dei due gruppi terroristi. O come Ahmed Shehab e suo padre, Abd al-Rahman Shehab, uccisi insieme: lavorano il primo per la radio Voice of Prisoners, emittente della Jihad islamica, e il secondo era un comandante di alto rango della Jihad islamica che ha trascorso decenni in prigione in Israele prima di essere rilasciato nello scambio di terroristi con Gilad Shalit. Tre dei quattro ostaggi salvati da Israele a giugno, tra cui Noa Argamani, erano detenuti nella casa di Abdallah Aljamal, giornalista palestinese e membro di Hamas. Israele accusa anche Ismail Abu Omar, un giornalista di al Jazeera ferito in un attacco israeliano vicino a Rafah, nel sud di Gaza, di essere di Hamas. Oltre a lavorare per la stazione di proprietà del Qatar, Abu Omar avrebbe prestato servizio come vice comandante nel battaglione East Khan Younis di Hamas. La mattina del 7 ottobre, Abu Omar si è infiltrato in Israele e ha filmato dall’interno del kibbutz Nir Oz.
E ancora, per citare solo alcuni reporter uccisi durante la guerra di Gaza: Hamza Murtaja, membro dell’ala militare di Hamas; Ismail al Ghoul, membro del battaglione Nukhba di Hamas; Hamza al Dahdouh, membro del battaglione Zeitoun della Jihad Islamica. Poi ci sono i giornalisti rimasti uccisi mentre lavoravano per testate di Hamas e della Jihad islamica, come al Aqsa tv e al Sahel. Ma Reporter senza frontiere non ha riportato questi fatti, lasciando intendere che Israele ha una licenza di uccidere giornalisti. Come ha detto alla Bbc l’ex ambasciatore d’Israele nel Regno Unito Mark Regev, “siamo l’unico paese in tutto medio oriente con una stampa libera. Siamo l’unico paese in tutta la regione in cui la stampa può liberamente criticare il governo e i suoi leader e scrivere su di loro le peggio cose. Dire che Israele prende di mira deliberatamente la stampa è semplicemente ridicolo: siamo l’unico paese in questa parte del mondo che osanna la libertà di stampa”.
Ma sfogliamo la classifica della libertà giornalistica del 2024 stilata da Reporter senza frontiere per capire se è vero. Si scopre che Israele è meno libero di Serbia, Senegal, Zambia, Haiti e che è ben venti posizioni indietro al Qatar, dove un giornalista finisce in galera se critica la famiglia dell’emiro al Thani. Scopriamo anche che l’Italia è al 46esimo posto nel mondo, quasi dieci posizioni dietro la ben più libera Mauritania, un paese dove ancora esiste la schiavitù. E poi che gli Stati Uniti, quelli del “quarto potere”, del free speech, del primo emendamento e della stampa più libera e aggressiva del mondo, stanno messi anche peggio e peggio persino del Ghana e della Costa d’Avorio, mentre l’Ucraina è meno libera del Gambia. A leggere le classifiche delle ong occidentali ci sarebbe da ridere, se non fosse molto tragico.