Calenda prova a ripartire da Roma: passa ad Azione De Santis, ex assessore di Raggi

Dopo gli addii dei parlamentari e il flop delle Europee, il leader centrista si rimette in gioco: “Voglio tornare a occuparmi della Capitale”

Nuova sede in centro, a due passi da via Veneto. I sondaggi, per quello che valgono, che segnano una leggera ripresa (si parla comunque dello zero virgola). La vicenda Stellantis cavalcata con forza, punzecchiando le ambiguità del Pd. Insomma eppur si muove. Piccole scosse nel mondo calendiano, dopo un periodo non proprio esaltante, segnali di vita dal piccolo pianeta di Azione, terremotato da un uno-due da mettere i brividi: prima il flop alle europee poi l’uscita dal partito di quattro big come Mariastella Gelmini, Mara Carfagna, Giusy Versace e Andrea Costa. “Voglio ripartire da Roma”, ripete Carlo Calenda, la città che si porta dentro e sulla pelle. Quando si candidò sindaco, nel 2021, si tatuò Spqr sul polso. La corsa per il Campidoglio lo portò a un passo dal 20 per cento, cifre viste in seguito, negli anni a venire, al massimo con il binocolo. E adesso, dopo aver perso consiglieri comunali tra Renzi e Forza Italia, mette a segno un piccolo e particolare colpo.

Antonio De Santis passa ad Azione. Si tratta dell’ex assessore al Personale della giunta Raggi, oggi consigliere capitolino della lista civica dell’ex sindaca. Non un grillino puro, ma un tecnico d’area, si è sempre definito De Santis. Il quale nei giorni scorsi ha interrotto la sua “collaborazione” con il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte, impegnato in quel momento a guerreggiare con Beppe Grillo. Un addio senza rancore, ma netto: “Non mi ritrovo più in questo nuovo corso”, ha detto a Repubblica.

De Santis è anche tra i fondatori dell’associazione “Pubblica” che ha al centro la modernizzazione della pubblica amministrazione anche su temi come la sicurezza, e la scuola. Da assessore di Raggi si occupò dei 23 mila dipendenti del Campidoglio, contratti compresi, per Calenda quindi è una figura riconoscibile. Nei giorni scorsi, secondo quanto risulta al Foglio, i due si sono incontrati per verificare la possibilità di gettare le basi per condividere alcuni progetti. Tra questi, sicuramente, una maggiore attenzione alla sicurezza in città. Il neo acquisto di Azione è molto ben stimato dai pizzardoni dell’Urbe. Piccoli segnali di vita per Calenda, insomma, per mettere alle spalle un 2024 non proprio luccicante.

L’ex ministro, ora senatore, dice a tutti che vuole tornare a occuparsi con forza della capitale. Vuole forse ricandidarsi a sindaco come appunto Verdone nella serie “Vita da Carlo”? Dalle sue parti aprono le braccia perché tutto è troppo prematuro e comunque c’è Roberto Gualtieri già in corsa per il bis. L’importante è essere in movimento e non darla vinta a Matteo Renzi, con il quale però condivide, forse senza nemmeno averne parlato, lo scetticismo nei confronti del papa straniero che dovrebbe guidare il centro, luogo mitico e immaginario della politica. In uno dei suoi ultimi tweet, meno al vetriolo di una volta va detto, ha scritto: “Ma Napo orso capo e Amedeo Nazzari li avete sondati per il centro? Fa abbastanza sorridere questo tentativo del Pd e appendici varie di fare un casting per la costruzione del loro cespuglio di centro a servizio della sinistra melanchoniana”.

Insomma Calenda c’è ed è sicuro che riuscirà a risorgere dopo due anni passati a darsela di santa ragione con l’ex premier fiorentino.

Oggi per esempio sarà ad Atreju, al contrario di Renzi, per discutere di nucleare e rinnovabili con il ministro Gilberto Pichetto Fratin, Maria Chiara Carrozza (presidente Cnr), Flavio Cattaneo (ad Enel), Daniela Gentile (ad Ansaldo Nucleare) e Alfonso Pecoraro Scanio (presidente fondazione Univerde). L’altro giorno ha duellato – con efficacia – in tv con Roberto Vannacci. Servirà tutto questo a trovare un centro di gravità permanente? A febbraio si celebrerà il congresso di Azione, e c’è già una sfidante: è Giulia Pastorella, deputata eletta in Lombardia che chiede al leader Carlo “di assumere un ruolo di guida non operativa per dimostrare che il partito è maturato”. Calenda, come ci raccontò il suo braccio destro Ettore Rosato uno dei reduci di Azione, “ha un contatto diretto sui temi con Meloni. Quasi quotidiano”. Li unisce anche una certa romanità, da cui il senatore vuole partire sperando nel frattempo di trovare la formula magica, tipo quella della Coca-cola, per creare una “cosa” liberal fra i due poli o comunque dentro al campo largo. Nel frattempo parte da Roma, da un ex assessore di Raggi. Mossa che farà discutere e che apre nuovi scenari in vista del prossime comunali nella Capitale previste nel 2026.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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