I paesi europei accelerano la sospensione delle domande di asilo per i rifugiati siriani. Ma l’Unione europea consiglia estrema prudenza: i progetti di espulsioni forzate andrebbero incontro a ricorsi e gli incentivi per i rimpatri volontari massicci rischiano di rivelarsi controproducenti
La caduta del regime di Bashar el Assad in Siria ha innescato una gara tra governi europei per mettere in discussione l’asilo per i rifugiati siriani fuggiti dal loro paese dopo la rivoluzione del 2011 e la repressione che ne è seguita. Senza porsi interrogativi sulle ripercussioni per i rifugiati siriani, per l’influenza dell’Unione europea sugli eventi in corso in Siria o per le economie europee, ventiquattrore dopo la caduta di Assad, Austria, Germania, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Grecia, Francia e Italia hanno annunciato la sospensione delle procedure di asilo per i siriani. Il ministro dell’interno austriaco, Gerhard Karner, si è spinto fino a promettere un “programma di rimpatrio e espulsione” dei siriani che hanno già ottenuto l’asilo. “Lo status di rifugiato non è necessariamente eterno”, ha detto la sottosegretaria all’asilo e alla migrazione del Belgio, Nicole de Moor. Nella Germania in campagna elettorale, il vicepresidente della Cdu, Jens Spahn, ha proposto di pagare i siriani per andarsene. “Come primo passo, dire di fare un’offerta. Il governo tedesco dovrebbe dire a chiunque vuole tornare in Siria, affittiamo degli aerei per loro e diamo loro mille euro”, ha detto Spahn.
In alcuni stati membri, come la Germania, la decisione di sospendere le procedure di asilo è prevista dalla legge per rivalutare la situazione di un paese d’origine quando la situazione politica interna cambia in modo sostanziale. Berlino ha congelato 47 mila domande, ma i siriani potranno continuare a presentare richiesta. La Svezia aveva fatto la stessa cosa per gli afghani dopo la presa di Kabul da parte dei talebani nel 2021. La Commissione di Ursula von der Leyen oggi ha ricordato i parametri. “E’ importante che gli stati membri rispettino le regole dell’Ue in questo settore e tengano conto del fatto che queste decisioni (sulla concessione o meno dell’asilo) richiedono valutazioni individuali”, ha detto un portavoce. “Tuttavia gli stati membri hanno il diritto di posporre l’esame delle domande in caso di cambiamenti nella situazione del paese di origine”. Il periodo per rivalutare la situazione in Siria può essere esteso fino a sei mesi. L’importante è che le domande di asilo vengano accettate o respinte al massimo entro 21 mesi dalla presentazione.
L’Ue consiglia estrema prudenza. “Siamo convinti che la maggior parte dei siriani nella diaspora sogna di tornare nel proprio paese. La situazione attuale è di grande speranza ma anche di grande incertezza”, ha detto lunedì un portavoce dell’Alto rappresentante, Kaja Kallas: “Per il momento (…) non ci sono le condizioni per ritorni sicuri, volontari e dignitosi in Siria”. I progetti di espulsioni forzate andrebbero incontro a ricorsi davanti alle corti nazionali ed europee. Gli incentivi per rimpatri volontari massicci rischiano di rivelarsi controproducenti sul piano economico, in particolare in Germania dove, secondo uno studio dell’Institut für Arbeitsmarkt relativo al 2022, il 64 per cento dei rifugiati siriani arrivati nel 2015 ha un lavoro.
I ministri dell’Interno dell’Ue discuteranno domani di Siria, prima della riunione dei ministri degli Esteri lunedì. Il tentativo guidato dall’Italia la scorsa estate di normalizzare le relazioni con il regime Assad per favorire i rimpatri dei rifugiati ha mostrato i limiti della politica estera guidata dalle preoccupazioni migratorie. Ma, per alcuni governi europei è l’effetto annuncio sui migranti che conta più di ogni altra cosa, compresi i numeri. In Italia le richieste di asilo da parte di siriani non hanno mai superato le 500 unità dal 2018. Secondo i dati Eurostat, lo scorso anno le domande sono state appena 465. Nei primi nove mesi di quest’anno sono state 240. Gli oltre 10 mila siriani sbarcati dall’inizio del 2024 sulle coste italiane si sono trasferiti in altri paesi. Le cifre delle richieste di asilo da parte di siriani sono leggermente più alte per Francia, Belgio, Danimarca e Svezia. Solo Germania, Austria, Paesi Bassi, Grecia e Bulgaria sono state sotto pressione nel 2024. La Spagna è tra i pochi paesi che non si è fatto cogliere dall’isteria migratoria. Il ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Albares, ha spiegato che la sospensione delle procedure di asilo “non è necessaria né in discussione”. Dall’inizio dell’anno i siriani che hanno chiesto asilo in Spagna sono stati 1.393. Per Madrid la priorità è la transizione pacifica. Kallas oggi ha ricordato che avere una Siria stabile dovrebbe essere la priorità anche per ragioni migratorie. “Non vogliamo vedere nuove ondate di rifugiati di minoranze diverse dalla Siria”, ha detto Kallas.