Imbarazzo Onu, dove la Siria di Assad aveva fatto il nido

Quando le atrocità erano già in pieno svolgimento, l’Unesco elesse persino il regime siriano, all’unanimità, al suo “comitato per i diritti umani”. I rappresentanti di Damasco siedono anche nel Comitato sulla decolonizzazione e nel consiglio esecutivo dell’Oms

Per la prima volta, il segretario delle Nazioni Unite António Guterres chiama in causa un “regime dittatoriale” per la Siria. Non aveva mai usato prima le parole “dittatore” o “regime” per Siria, Russia, Iran, Cina o Cuba. Guterres ha dovuto aspettare che Bashar al Assad fuggisse a Mosca. Appena una settimana fa, l’Onu aveva adottato una risoluzione che chiedeva a Israele di consegnare alla Siria il Golan, sulla cui cima c’è il “Coffee Annan”, per schernire un predecessore di Guterres al Palazzo di vetro. Nawaf Salam, presidente della Corte di giustizia dell’Onu, mentre la guerra civile scoppiava in Siria, come rappresentante del Libano all’Onu usava il suo seggio per bloccare l’azione contro il regime di Assad.

Salam espresse anche sostegno alle “riforme” del dittatore

Quando le atrocità in Siria erano già in pieno svolgimento, l’Unesco elesse persino il regime siriano, all’unanimità, al suo “comitato per i diritti umani”. E lo scorso febbraio, il Comitato sulla decolonizzazione dell’Onu ha eletto il rappresentante della Siria. Guterres era presente alla sessione di apertura di questo comitato creato di fatto per dare addosso alle potenze occidentali e ai loro piccoli resti coloniali (Bermuda, Antille, Samoa, Isole Vergini, Falkland, Gibilterra, Nuova Caledonia).

La Siria è stata eletta anche nel consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale della sanità, nonostante bombardasse sistematicamente ospedali e cliniche, uccidendo medici, infermieri e altri operatori sanitari. E gli Stati Uniti hanno abbandonato la Conferenza sul disarmo dell’Onu per protestare contro la nomina della Siria alla presidenza dell’organismo composto da 65 membri e che si occupa soprattutto di armi chimiche (non male per un regime che usava le armi chimiche contro il proprio popolo). L’ambasciatore americano Robert Wood ha platealmente lasciato il suo posto all’Onu quando il presidente di turno siriano ha dato il via libera ai lavori. Il diplomatico ha parlato di “uno dei giorni più bui nella storia dell’organizzazione”. Wood non sapeva che un altro giorno forse sarebbe stato ancora più buio con la nomina dell’Iran alla testa dell’organismo dell’Onu sul disarmo.

Ma riguarda anche le ong. La storia ricorderà che tra agosto 2023 e ieri Amnesty International ha twittato sulle vittime della Siria soltanto due volte. Troppo ossessionata da promuovere le menzogne ​​di Hamas nell’ultimo anno, semplicemente forse non ha avuto tempo per le vittime di Assad. Ma lo scandalo più grave riguarda il denaro che l’Onu ha assegnato per decine di milioni di dollari a enti associati a Bashar al Assad come parte di un programma di aiuti: tredici milioni al governo siriano “per promuovere l’agricoltura”, quattro milioni per il carburante di proprietà statale, cinque milioni per “sostenere la banca del sangue nazionale della Siria” e così via. Lunedì, Israele ha disarmato la Siria bombardando i siti dei suoi armamenti. Guterres e soci umanitari erano riuniti in lutto in qualche commissione woke sulla “decolonizzazione in azione”, dove avrebbe potuto trovare riparo Assad.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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