“Display. Luoghi dispositivi gesti” di Elisabetta Modena è un libro che porta il lettore a comprendere come dallo schermo alla mostra d’arte fino al libro stesso non possa esserci più alcuna discontinuità
Quello che secondo Leibniz nei secoli ha prodotto stratificazioni su stratificazioni e di conseguenza una possibilità infinita di pieghe, producendo senso, storia e arte, nel XXI secolo è mutato in una forma di dispiegamento. Un movimento opposto, ma al tempo stesso coerente e continuo. La stratificazione prodotta diviene così una possibilità inesauribile di messa in campo, la produzione di un inventario inedito capace di ulteriori e potenzialmente infinite interpretazioni. La qualità più sorprendente di questo display è così quella di poter mutare di senso in continuazione, offrendo un panorama certamente organizzato e chiarito, ma al tempo stesso agibile come rimessa in gioco di virtuali e continui nuovi discorsi. Ricercatrice presso l’università di Pavia, Elisabetta Modena con Display. Luoghi dispositivi gesti (Einaudi) offre un contributo puntuale e formidabile, cogliendo un’elemento centrale della nostra contemporaneità, ovvero la messa in chiaro, la disposizione organizzata dei dati e degli elementi a disposizione.
Una modalità che negli anni si è resa sempre più necessaria dato l’ovvio accumulo e moltiplicarsi di contenuti, una vera e propria valanga spesso inutilizzabile che segna ormai la nostra quotidianità inabissandola in un caos culturale e informativo capace di generare derive imprevedibili. Luoghi, dispositivi e gesti: questi sono gli elementi che contraddistinguono la ricerca di Modena che dà forma a una sorta di passage contemporaneo riprendendo oggetti e gesti del fare culturale e relazionale che perdono così la loro struttura evidenziando però la loro capacità di sciogliersi e fluidificarsi tra loro. Catalogo dell’osservazione e della messa in mostra, Display è al tempo stesso un libro potentemente curioso, utile a orientare lo sguardo, permettendo di riconoscere i luoghi del proprio fare in una dinamica espositiva che vede oggi coinvolto chiunque. Là dove esiste un oggetto o un corpo l’esposizione è infatti data prima e spesso in maniera più efficace della sua stessa rappresentazione. Elisabetta Modena interroga il termine display sia nella sua accezione più comune, dall’intuitivo uso legato all’elettronica, fino alla sua natura più specificatamente organizzatrice.
Il testo accoglie tramite un percorso storico una visione di analisi godibile che porta il lettore a comprendere pienamente come dallo schermo alla mostra d’arte, fino al libro stesso nelle sue varie declinazioni, non possa esserci più alcuna discontinuità. Viviamo incollati ai nostri smartphone come sintesi ed elemento di connessione con gli infiniti schermi/display che generiamo in continuazione e che sono divenuti l’elemento cardine per una lettura contemporanea della realtà. Quello che prima aveva la forma di un accumulo di contenitori destinati a ospitare e catalogare, oggi a fronte della perdita di ogni possibilità catalogatoria data dall’esaurimento di contenitori sufficientemente ampi quanto sufficientemente qualitativi, obbliga a una solo apparente dispersione, perché in realtà si traduce in una distribuzione infinita di contenuti il cui significato può mutare dalla qualità sensibile di chi di volta in volta va ad interpretarlo. Display ha la forma di una guida da viaggio per districarsi in un tempo in cui l’ingombro di contenuti e il loro stesso eccesso possono divenire nuovamente utili solo se rimessi all’interno di una potenziale e mai esauribile visione.