Dal Comune alla Regione, una ricognizione di quanto è stato stanziato, già utilizzato e programmato. Tra sanità, infrastrutture, edilizia, digitalizzazione, il sistema economico in generale è sotto stress: serve accelerare
Ieri si è riunita in prefettura la cabina di coordinamento per il Pnrr della Città metropolitana: l’attenzione su quella che dovrebbe essere la gallina dalle uova d’oro del rilancio italiano è sempre alta. Soprattutto dopo i dati nazionali sull’attuazione dei progetti che non segnalano un’andatura propriamente da velocisti. In Lombardia va meglio, ma è il sistema economico in generale a essere sotto stress. Il Pil lombardo perde qualche colpo, e anche per questi motivi ora tutti gli occhi sono puntati sul Pnrr. Perché se l’export langue (e con la dottrina Trump è destinato a boccheggiare), opere e infrastrutture finanziate dai soldi Ue (e non solo) possono fare la differenza: si parla di quasi due miliardi di euro. Sempre che la tabella di marcia venga rispettata. Per ora la navigazione è a vista.
Grazie alla revisione del Pnrr voluta dal governo Meloni le opere hanno guadagnato sei mesi di tempo e la scadenza è arrivata a fine 2026. Poi – come ricorda Carmine Pacente (Azione) presidente della commissione comunale che monitora i progetti – “abbiamo ottenuto dal Consiglio comunale, attraverso la Commissione fondi europei e Pnrr, la realizzazione entro fine anno di una mappatura completa delle opere, municipio per municipio, per capire quanto è stato investito, quali interventi sono stati conclusi e, il timing per quelli ancora aperti. Al momento non risultano ritardi o criticità”. Resta qualche insoddisfazione però: “La logica del Pnrr è totalmente centralista e rende gli enti locali meri attuatori di decisioni assunte al centro. Noi siamo invece per la sussidiarietà e per la co-programmazione degli interventi, pertanto preferiamo di gran lunga l’approccio dei fondi europei di coesione. Qui gli enti locali sono davvero protagonisti delle decisioni e non soltanto della loro attuazione”, conclude Pacente.
Vediamo nel dettaglio l’insieme dei finanziamenti destinati alla città di Milano. Il Comune ha ottenuto circa un miliardo di euro, così suddivisi: 82 milioni dai fondi React-Eu con scadenza 2023; 812,69 milioni dal Pnrr suddivisi tra missione 1, missione 2, missione 4, missione 5 (risorse da spendere entro fine 2026). Altri 111,07 milioni dal Fondo nazionale complementare: risorse nazionali da spendere entro il 2026 ma senza un vincolo temporale chiaro, tant’è che sono in parte destinate alla Beic, che è alle prime battute.
Una buona metà del gruzzolo è andato a finanziare la mobilità: gli autobus elettrici di Atm, mezzo chilometro di corsia preferenziale filoviaria 90/91; la metrotranvia numero 7 da Niguarda a Cascina Gobba e da Bausan a Villapizzone, la fornitura di 14 tram bidirezionali; la riqualificazione di alcune stazioni MM, di quelle ferroviarie di Greco, Garibaldi, Domodossola, Bovisa. MM spa, società di engineering per progettare le metropolitane, oggi player del Comune per gestire infrastrutture, case, servizio idrico e verde pubblico, sta lavorando a molti progetti finanziati dal Pnrr. “Nell’ambito del servizio idrico – spiega Francesco Mascolo, amministratore delegato della società – MM ha avuto accesso a 10 milioni di euro (solo in parte Pnrr, ndr) per tre diversi interventi sulla rete degli acquedotti, che contribuiranno a ridurre ulteriormente le perdite, già attestate all’11,7 per cento, a fronte di una media nazionale del 42 per cento. I progetti finanziati riguardano la distrettualizzazione fisica della rete, ossia la divisione della rete dell’acquedotto in settori per una gestione più efficiente delle fasi di captazione, potabilizzazione e distribuzione dell’acqua; inoltre, l’utilizzo nelle tubazioni di noise logger, ovvero di registratori di rumore, per individuare i segnali sonori che rivelano i punti di perdita; infine, l’installazione della fibra ottica nelle tubature di grande diametro per rilevare puntualmente, attraverso un monitoraggio continuo, fori o trafilamenti nella rete.
Altri fondi del Next Generation EU sono stati ottenuti e destinati a progetti qualificanti per la comunità e il territorio in cui MM opera. Nell’ambito della rigenerazione del patrimonio abitativo pubblico di Milano, tra gli altri, MM ha progettato e sta guidando importanti interventi sul territorio cittadino: 57 milioni di euro per la demolizione e la ricostruzione delle case di via dei Giaggioli, 20 milioni per la riqualificazione degli edifici residenziali di via Rizzoli, 9 milioni per la ristrutturazione dell’immobile di via Pianell. MM è anche impegnata a realizzare opere volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico”. Da MM confermano che i progetti sono già tutti in esecuzione e saranno completati nei tempi previsti. E la Regione? All’Italia l’Europa ha destinato 194,4 miliardi di euro, integrati dallo Stato con risorse aggiuntive pari a 30,6 miliardi attraverso il Fondo nazionale complementare (Fnc). “Sulla Lombardia atterrano 15 miliardi di euro – spiega al Foglio Giulio Gallera (Forza Italia), presidente della commissione regionale Pnrr – ma noi, come regione, abbiamo contestato la forte centralizzazione dei processi, Regione Lombardia è il soggetto attuatore, anche se queste risorse sono diventate un forte acceleratore di processi già delineati nei nostri programmi. Come regione abbiamo 3 miliardi del Pnrr a disposizione e le risorse maggiori sono andate alla salute dei cittadini (1,2 mld), per realizzare le Case della sanità (187), gli ospedali di comunità (60), per i quali siamo assolutamente in linea coi tempi.
C’è poi la telemedicina e la digitalizzazione dei dati sanitari, immagini comprese. Poi c’è il raddoppio dell’assistenza domiciliare integrata – anche qui il timing è rispettato – degli over 65, erano 65 mila e si arriverà a 250 mila. Particolare attenzione a strutture e infrastrutture per la mobilità: dai bus a metano, ai nuovi treni, fino al materiale rotabile della rete ferroviaria. Abbiamo destinato risorse alla digitalizzazione della Pa attraverso i comuni. C’è un tendenziale rispetto dei tempi sui progetti e le opere, ma abbiamo lavorato anche sulle riforme, a partire dai tempi di pagamento (60 giorni) dei fornitori e la semplificazione delle procedure per realizzare le opere”, conclude Gallera. “Il settore più complesso, anche perché tra i più sensibili, è la sanità – spiega al Foglio Pietro Bussolati, consigliere piddino della commissione regionale Pnrr, osservatore obiettivo degli affari del Pirellone che ha una lettura molto meno ottimistica: “Dall’ultimo rapporto recapitato dalla presidenza ai consiglieri si nota un parziale ridimensionamento degli obiettivi e inoltre va considerato anche il fatto che il Pnrr finanzia la realizzazione delle opere ma non la gestione, che ha costi rilevanti. Le Case di comunità, inizialmente 199, saranno forse 195; gli Ospedali di Comunità, inizialmente 66, saranno forse 63. La relazione di luglio (è atteso l’aggiornamento all’inizio del 2025) relativa alle opere Pnrr e Pnc, illustra i risultati raggiunti. Un dato è chiaro però: i soldi spesi: quelli relativi al Pnrr raggiungono quota 35 per cento mentre il capitolo Pnc arriva al 18 per cento. Concludere tutto in un anno sembra una scommessa davvero difficile”.