Notre-Dame e Trump servono a Macron per riemergere dai guai della crisi di governo

Nella tempesta politica sull’Eliseo, la riapertura record della chiesa madre devastata dall’incendio del 2019 è un momento di grazia per il presidente. Alla messa parigina ci saranno tutti i leader internazionali, tycoon compreso. Un successo diplomatico

Parigi. La luce di Notre-Dame, della cattedrale rinata dalle sue ceneri, per rilanciare anche il macronismo, per dare un nuovo slancio a un quinquennio in crisi di identità. La riapertura della chiesa madre dell’arcidiocesi di Parigi, devastata da un incendio nell’aprile del 2019 e ricostruita in tempi record da duemila “alchimisti che hanno trasformato il carbone in arte”, come il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha definito gli operai e gli artigiani che hanno reso possibile una scommessa che sembrava folle, è un momento di grazia in un periodo di tempesta politico-istituzionale. Attraverso il quale l’inquilino dell’Eliseo cerca uno spiraglio.



Macron vuole rimettere Parigi al centro della scena internazionale e smentire quelli che hanno già decretato la fine del macronismo, il tramonto della Francia come “progetto di emancipazione degli individui” (lo scrisse da candidato di En Marche nel suo libro-manifesto, “Révolution”). “Que c’est beau”, ha esclamato Macron lo scorso 29 novembre, quando è arrivato sul sagrato della cattedrale di Notre-Dame per visitarla in anteprima. Poi, ha alzato gli occhi al cielo, quasi a ringraziare Dio, prima di ammirare da vicino il risultato del “cantiere del secolo”, come è stato ribattezzato. “Quella visita ha permesso al presidente di ricordare che è lui l’attore principale del dossier, che il restauro di Notre-Dame de Paris è un grande cantiere presidenziale”, ha dichiarato al Point Maryvonne de Saint-Pulgent, autrice di “La gloire de Notre-Dame. La foi et le pouvoir” (Gallimard). Dopo la “ferita nazionale” di cinque anni fa, “la scossa della riapertura sarà forte quanto fu quella dell’incendio, ma sarà una scossa di speranza”, ha promesso Macron. E il simbolo più potente della rinascita è il ritorno al centro di Notre-Dame della statua della Vergine del Pilastro, trovata miracolosamente intatta tra le macerie dopo il rogo. “Mi ricordo come se fosse ieri della Pietà, la notte dell’incendio, che emergeva solitaria tra le ceneri e della polvere di piombo che cadeva”, ha detto Macron. Conservata dopo il rogo nella chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois, la statua è stata collocata vicino al pilastro dinanzi al quale si convertì lo scrittore Paul Claudel il giorno di Natale del 1886. Risalente al Quattordicesimo secolo, è stata riportata nella sua dimora lo scorso 15 novembre dopo una fiaccolata per le strade di Parigi.



La giornata di oggi sarà divisa in tre momenti, hanno riferito fonti dell’Eliseo: un momento laico, con il discorso di Macron sul sagrato della cattedrale; un momento spirituale, con la messa officiata dall’arcivescovo di Parigi, Laurent Ulrich, in presenza di un gran numero di capi di stato e di governo; un momento culturale, con il concerto di ringraziamento organizzato da France Télévisions, dove il canto lirico e la musica classica saranno protagonisti. Domenica, alle 10.30, verrà celebrata la messa con la consacrazione dell’altare, e alle 18.30 si terrà la prima funzione sacra aperta al pubblico. Ci saranno il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il principe William, che ha accettato l’invito all’ultimo momento, ma soprattutto Donald Trump. Come sottolineato dall’Express, oggi Macron sa che la Francia ha un peso minore a livello internazionale rispetto a qualche anno fa – l’ufficializzazione, ieri, dell’accordo Ue-Mercosur, fortemente osteggiato da Parigi, ne è la conferma – ma “può contare su un alleato di peso: il patrimonio francese”. “Che gli americani adorano. E che conferisce all’esagono un ‘soft power’ molto utile”, sottolinea l’Express. E ancora: “Con la rinascita di Notre-Dame, il presidente francese ha un nuovo strumento per entusiasmare l’America a soli quattro mesi dalla chiusura dei Giochi olimpici”.


Per Macron, la presenza di Trump a Parigi questo weekend è un successo diplomatico in un momento di fragilità della Francia sulla scena mondiale. Si tratta del primo viaggio all’estero del candidato repubblicano dopo la vittoria alle presidenziali e a sei settimane dall’insediamento alla Casa Bianca. “La sua presenza a Notre-Dame, il più celebre edificio cattolico con la basilica di San Pietro, simboleggia per il presidente eletto il suo ritorno al centro dei giochi”, ha spiegato all’Express Bill O’Reilly, ex anchorman di Fox News, prima di aggiungere: “Il suo secondo mandato sarà molto diverso dal primo. Vuole rimettere gli Stati Uniti al centro della scena posizionandosi come il leader del mondo libero e, simbolicamente, questa operazione inizia a Parigi, fra decine di capi di stato”.

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