Il cortocircuito è stato peggiore del solito con Guéhi che ci ha scritto I love Jesus col pennarello
Più prevedibile di un gol dell’Arsenal su calcio d’angolo, è arrivata la polemica annuale sulle fasce da capitano arcobaleno da indossare in Premier League. L’occasione è stata la campagna Rainbow Laces sponsorizzata da Stonewall, la lobby lgbtq+ a cui piace anche pasticciare col sesso (pardon, genere) dei bambini: due partite del campionato più ideologizzato del mondo in cui le squadre inglesi dovevano dimostrare a tutti quanto sono friendly con le minoranze dai gusti sessuali meno tradizionalisti.
Pettorine e fasce arcobaleno, sponsor contenti, tifosi che se ne sbattono le palle, e coscienza liberal a posto fino al prossimo anno.
Soltanto che quest’anno si è creato un cortocircuito peggiore di quando io mescolo vino, brandy e birra in quest’ordine: nella prima delle due partite dedicate alla gaiezza dalla Football Association il capitano del Crystal Palace, Marc Guéhi, ha indossato la fascia d’ordinanza ma ci ha scritto sopra I love Jesus col pennarello, forse un omaggio al Giubileo degli lgbt voluto dal Papa.
Guéhi è stato ovviamente criticato (è vietato mandare messaggi politici e religiosi prima durante e dopo le partite di calcio in Premier, dicono, fischiettando amabilmente se gli si fa notare che la fascia arcobaleno è un messaggio politico e – aggiungo io – religioso), e allora ha deciso di mandare un messaggio ancora più inclusivo nella seconda partita, e ha scritto Jesus loves you sulla fascia. Apriti cielo, e non per la seconda discesa del citato Gesù: per qualche ora il nazionale inglese di origini ivoriane e figlio di un pastore anglicano ha rischiato la squalifica. In suo indiretto soccorso sono arrivati il capitano dell’Ipswich, l’egiziano Sam Morsy, e il terzino marocchino del Manchester United Mazraoui: entrambi musulmani, il primo si è rifiutato di indossare la fascia per motivi religiosi, il secondo non ha voluto mettere la pettorina rainbow per il riscaldamento. Mazraoui ha tra l’altro ottenuto la solidarietà di tutti i compagni che hanno fatto lo stesso, ufficialmente per non imbarazzarlo, molto probabilmente perché non vedevano l’ora anche loro di mandare a fanculo questa pagliacciata di puro marketing che si ripete sempre più stancamente da anni.
Sarà la quinta pinta a farmi sragionare, ma ho il sospetto che se Guéhi, Morsi e Mazraoui fossero stati tre bianchi cattolici di Liverpool sarebbero stati impallinati: alla FA si saranno chiesti se convenisse dare degli omofobi a due musulmani e di invasato religioso a un ivoriano, e hanno optato per il pari e patta. E adesso possiamo ricominciare a occuparci di calcio, e io della mia bionda.