La Ferrari all’assalto della McLaren per il titolo Costruttori. Il team inglese non lo vince dal 1998, mentre a Maranello manca dal 2008. Una sfida tra la storia e il futuro con due squadre che portano il nome dei fondatori: Enzo e Bruce
La storia della Formula 1 è come un grande romanzo, fondato sugli uomini più che sulle auto. Sarà anche lo sport più tecnologico del mondo, ma alla fine la differenza la fanno le persone e i loro duelli. Quelli che pilotano, ma anche quelli che gestiscono, inventano, disegnano, progettano, riparano o, semplicemente, cambiano quattro gomme in meno di 2 secondi. Uomini e donne, perché ormai solo la guida è riservata ai maschietti.
Quest’anno, al contrario di ogni previsione, si è arrivati alla 24esima e ultima gara del campionato con un Mondiale ancora in gioco. L’ultimo duello della stagione è quello tra McLaren e Ferrari per il titolo costruttori, un titolo che al team inglese manca dal 1998 e alla Ferrari dal 2008, negli ultimi anni dell’èra Montezemolo che un bel giorno si sentì dire: “In Ferrari bisogna vincere anche in pista. I risultati contano… si faccia da parte”. A Maranello non hanno più vinto un campionato. Ora, per la prima volta dopo tanti anni, la Ferrari è arrivata a giocarsi qualcosa all’ultima gara, anche se lo farà su un circuito dove non ha mai vinto. Il suo Mondiale non è finito in estate come è capitato spesso nelle ultime stagioni. Non sarà semplice portare a casa il trofeo che tanto piaceva a Enzo Ferrari, perché i 21 punti da recuperare (con 44 ancora a disposizione) sono tanti e non basterà chiudere al primo e secondo posto con tanto di giro veloce la gara, serve anche che Norris e Piastri non finiscano al terzo e quarto posto… La statistica racconta che chi insegue nel Mondiale costruttori ha sempre fallito il sorpasso all’ultima curva. Insomma è un’impresa impossibile, o quasi. Ma in Formula 1 è capitato di peggio, proprio ad Abu Dhabi dove andrà in scena l’ultima gara del campionato più lungo della storia. Nel 2010 la Ferrari riuscì a perdere il titolo piloti con Fernando Alonso che alla vigilia della gara conclusiva aveva 15 punti di vantaggio su Vettel che gli soffiò il Mondiale e la gloria da sempre legata a un terzo alloro individuale. È curioso che l’ingegnere di pista di Fernando in quegli anni fosse Andrea Stella che oggi è il team manager della McLaren. Il grande avversario, il Ron Dennis della nuova era.
Il duello tra la Ferrari e la McLaren sa di storia, ma anche di futuro. È una sfida tra la nobiltà della Formula 1, tra due squadre che hanno un punto di partenza molto simile. Portano il nome del fondatore, Enzo e Bruce che, guarda caso, prima di diventare costruttori erano stati anche piloti. Il neozelandese aveva vinto anche quattro Gran premi su un’auto che portava il suo nome, prima di morire a Goodwood mentre provava una sua vettura CanAm. Epoche diverse (Ferrari era nato nel 1898, McLaren nel 1937), ma identica passione e le loro scuderie sono ancora qui a sfidarsi per un campionato. Una sfida che riporta a Lauda e Hunt negli anni Settanta, a Senna e Prost all’inizio degli anni Novanta (ma la loro guerra era cominciata da compagni di squadra), a Schumacher e Hakkinen alla fine degli anni Novanta fino all’Hamilton-Raikkonen del 2007, anno dell’ultimo titolo piloti conquistato dal Cavallino. Tutti duelli iconici, anche più della doppia sfida Leclerc-Sainz contro Norris-Piastri.
Ferrari e McLaren sono le scuderie che hanno partecipato a più Gran premi (1.097 la Ferrari; 969 la McLaren) e hanno vinto di più (248 successi ferraristi, 188 quelli inglesi). Sono la storia. Hollywood ha scelto la sfida tra Lauda e Hunt per raccontare la Formula 1 prima che ci pensasse Brad Pitt, Netflix ha approfondito la vita di Senna (e la sfida alla Ferrari di Prost) dopo averla raccontata con “Drive to Survive”. Non c’è nulla di più iconico della battaglia tra una macchina rossa e una macchina biancorossa, anche se oggi la McLaren è tornata al suo colore originale, quel papaya che Bruce McLaren volle mettere sulle sue vetture negli anni Sessanta. Nel duello tra Ferrari e McLaren c’è un po’ di tutto. Il dolore che colpì Lauda dopo l’incidente del Nurburgring e la paura che lo convinse a rinunciare alla gara del Fuji lasciando il titolo a Hunt nel 1976. La vendetta che fece la sua irruzione a Suzuka nel 1990, quando Senna buttò fuori Prost alla prima curva per fargli pagare il finale dell’anno precedente. L’amicizia che contraddistinse la rivalità tra Schumacher e Hakkinen, due che non si sono risparmiati in pista, ma non sono mai andati oltre i limiti (cosa che invece non fece Coulthard, il compagno in McLaren di Mika).
Magari si sfidavano su chi cambiava più rapidamente i pannolini ai propri figli, ma mai sono arrivati a prendersi a sportellate. Il meno glamour tra i duelli è stato quello tra Hamilton e Raikkonen, anche se è quello che oggi i ferraristi guardano con più ispirazione, perché è stata l’ultima vittoria della casa, ma anche perché è stata una vittoria di rimonta con Kimi che prima delle ultime due gare del 2007 aveva 17 punti da recuperare. C’è tanto passato nel confronto tra Ferrari e McLaren. Ma non c’è solo la storia. Quello tra i due team che sono riusciti a interrompere il dominio di Red Bull e Mercedes, è anche un duello che può ipotecare il futuro, almeno nel 2025 quando le regole non cambieranno, le macchine neppure più di tanto e chi è stato veloce quest’anno lo sarà anche l’anno prossimo. Con l’aggiunta di un ingrediente decisamente interessante, quell’Hamilton ferrarista che proprio in McLaren era diventato un pilota vero, conquistando il suo primo Mondiale, proprio battendo Massa e la Ferrari all’ultima gara del campionato in Brasile. Corsi e ricorsi. Facili quando si parla di team che hanno fatto la storia.