“Interferenze russe”. Dopo gli attacchi ibridi di Mosca, la Corte rumena annulla le presidenziali

La Corte costituzionale ferma il ballottaggio: bot russi, in particolare su TikTok, dietro al risultato di Georgescu, candidato di estrema destra, ammiratore di Putin, antisemita, anti Nato e anti Ue, spuntato dal nulla al primo turno. Il ruolo di Bucarest per la sicurezza dell’Ue

Bruxelles. Proprio nel momento in cui Vladimir Putin stava per vincere la sua prima battaglia elettorale nella guerra ibrida che ha lanciato contro l’Unione europea, la Corte costituzionale della Romania oggi ha annullato le elezioni presidenziali per il ruolo giocato dalla Russia a favore del candidato filo russo, Calin Georgescu. Alla base di questa decisione senza precedenti per uno stato membro dell’Ue ci sono una serie di rapporti di intelligence, declassificati mercoledì, secondo i quali una campagna coordinata dalla Russia ha permesso al candidato di estrema destra di vincere a sorpresa il primo turno delle presidenziali. “La Romania è un bersaglio delle aggressive azioni ibride russe”, ha detto il Consiglio di difesa nazionale. Oggi la Corte costituzionale si è riunita d’urgenza. I giudici costituzionali, “al fine di garantire la correttezza e la legalità del processo elettorale”, hanno deciso di annullare le presidenziali. Il processo ricomincerà da capo. La decisione è stata adottata all’unanimità, ma è destinata a provocare polemiche dentro e fuori dal paese per il suo carattere straordinario.



Domani gli elettori rumeni si sarebbero dovuti recare alle urne per il ballottaggio delle presidenziali. Secondo i sondaggi, erano alte le probabilità per l’elezione di Georgescu, candidato di estrema destra, nostalgico del fascismo rumeno, antisemita, anti Nato e anti Ue, spuntato all’improvviso dal nulla al primo turno grazie alla campagna alimentata dalla Russia con strumenti ibridi, in particolare il social network cinese TikTok. Il 24 novembre Georgescu era arrivato in testa con il 22,94 per cento. Fino a quel giorno, nessuno gli aveva attribuito più del 10 per cento. Ma, nei quattro giorni prima del primo turno, i suoi video su TikTok sono stati visti più di 52 milioni di volte, spinti da bot e influencer pagati dalla Russia. Secondo l’intelligence, in un mese un account TikTok ha effettuato pagamenti per 361.872 euro a utenti che promuovevano Georgescu. L’intelligence ha segnalato anche circa 85.000 tentativi di hacking per accedere ai dati elettorali.


La Commissione ha denunciato una “interferenza straniera da parte della Russia”. Sia le autorità rumene sia quelle dell’Ue hanno cercato di correre ai ripari con indagini e misure urgenti. La Corte costituzionale ha ordinato un riconteggio dei voti – inizialmente non si era spinta fino ad annullare le elezioni. La Commissione ha ordinato a TikTok di conservare tutti i dati legati alle elezioni per verificare eventuali violazioni del Digital Services Act, che impone alle grandi piattaforme di mitigare i rischi di interferenze elettorali. Ma il danno rischiava di essere irreparabile. Di fronte alla candidata liberale, Elena Lasconi, alcuni sondaggi attribuivano a Georgescu tra il 57 e il 63 per cento.

La Romania può apparire un paese periferico dell’Ue, ma ha un ruolo centrale per la sicurezza dell’Europa. Bucarest è stato uno dei più convinti sostenitori dell’Ucraina, facendo transitare materiali militari occidentali e uscire prodotti agricoli ucraini. La Romania fornisce armi e addestra piloti ucraini. Il paese è diventato sempre più strategico anche per la Nato. L’obiettivo di spesa nella difesa del 2 per cento del Pil è superato. La Romania ha il secondo più grande esercito sul fianco orientale con 75 mila soldati (contro i 122 mila della Polonia). Nel 2022 la Nato ha deciso di creare in Romania un raggruppamento tattico avanzato guidato dalla Francia. La base aerea di Mihail Kogalniceanu sul Mar Nero deve essere ampliata per ospitare F-35 e 10 mila soldati della Nato. I poteri del presidente in Romania sono minimi sulla politica interna, ma significativi e potenzialmente dirompenti sulla politica estera e di sicurezza. È lui a rappresentare la Romania nel Consiglio europeo e nei vertici della Nato, dove le decisioni vengono prese all’unanimità. Il presidente uscente, il conservatore Klaus Iohannis, ha sostenuto l’Ucraina e mantenuto la linea filo europea. Georgescu è invece un ammiratore di Putin, che definisce “un leader” e “un patriota”, e ha promesso di vietare le esportazioni di grano ucraino e di porre fine agli aiuti militari a Kyiv. Inoltre, ha dichiarato che la Romania non è obbligata a rispettare gli impegni Nato. Per l’Ue, perdere la battaglia di Romania sarebbe stato un segnale di vulnerabilità di fronte al Cremlino e un disastro geopolitico. “I nostri nemici hanno carpito il codice per influenzare le nostre elezioni”, ha avvertito l’Alto rappresentante, Kaja Kallas. I giudici costituzionali rumeni oggi sono intervenuti d’urgenza per salvare la democrazia rumena. Ma di fronte alla guerra di Putin il sollievo sarà di breve durata.

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