Siri, braccio destro del leader del Carroccio, attacca sulla circolare del ministero dell’Interno sugli affitti brevi. Un intervento previsto nei decreti Sicurezza. Panico, tensione, poi la marcia indietro
A voler credere al cortocircuito è tutto molto bizzarro: Armando Siri, coordinatore dei dipartimenti della Lega, attacca il Viminale, dove siede un ministro, Matteo Piantedosi, indicato dalla Lega. Se poi si entra nel dettaglio diventa tutto ancora più gustoso: Siri critica una norma voluta da Piantedosi che si rifà ai decreti Sicurezza del 2018 di Matteo Salvini, quando cioè il leader leghista era ministro dell’Interno e aveva come capo di gabinetto proprio Piantedosi. All’epoca, come oggi nel sottogoverno dell’Interno c’era un altro lumbàrd, e cioè Nicola Molteni. Un fuoco amico che deve aver colpito il placido Piantedosi, una sorta di pianta grassa delle istituzioni poco incline allo scontro con le opposizioni, figurarsi con la maggioranza. Ancora di più con la Lega.
L’uscita di Siri, braccio destro di Salvini, ha fatto rumore in Transatlantico perché i soliti maliziosi l’hanno letta come un messaggio d’insofferenza del vicepremier nei confronti del “suo” ministro che con l’andare del tempo si è avvicinato molto, come è normale che sia, alla premier e leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Esagerazioni? Eccessive elucubrazioni? Può essere.
La storia è questa. Tre giorni fa esce una direttiva della polizia, su input del Viminale, per imprimere una stretta a keybox e pulsantiere, utilizzate per consentire ai turisti di procedere con il self check-in senza la presenza del gestore in caso di affitti brevi. Un fenomeno esploso e fuori controllo soprattutto in vista del Giubileo che è pronto a portare in Italia l’anno prossimo dai 30 ai 35 milioni di pellegrini. La norma piace al governo. A partire dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè che ringrazia Piantedosi. Sulla stessa lunghezza d’onda esce anche Maurizio Gasparri. Poi tocca alla sinistra. L’idea di rimuovere le keybox e di gestire in maniera diversa, e più sicura, i flussi turistici va più che bene ai sindaci del Pd: da quello di Roma Roberto Gualtieri a quella di Firenze, Sara Funaro.
A rompere questa armonia, arriva una nota durissima della Lega, a firma di Armando Siri. Qui riproposta integralmente a scanso di equivoci: “Esprimiamo perplessità sulla norma che impone l’obbligo di identificazione fisica dei clienti ai titolari di strutture che offrono affitti brevi. La sicurezza – spiega il dipartimento economico della Lega – deve essere tutelata, ma l’identificazione a distanza che offre garanzie, non va confusa con il semplice invio di una fotocopia. In molti contesti, compresi quelli delle aree interne, l’identificazione a distanza permette di tenere in vita strutture che altrimenti dovrebbero chiudere. Chiediamo maggiore attenzione su una misura che rischia di alimentare il nero e di penalizzare ulteriormente il diritto di proprietà”. Bum.
Al Viminale cadono dalle nuvole. Anche perché, basta fare una semplice ricerca d’archivio fra gli atti del governo, per scoprire che questa circolare si rifà al decreto legge del dicembre 2018 recante “disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del ministero dell’Interno e l’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati”. Ovvero i decreti Sicurezza di Matteo Salvini, all’epoca titolare del Viminale, con Piantedosi capo di gabinetto ed estensore materiale dei provvedimenti. Le ipotesi dunque sono almeno tre: Siri si è mosso in autonomia su una norma del governo, senza consultare il suo capo. Oppure, viceversa, lo ha informato e ha ricevuto il via libera per attaccare Piantedosi. Terza: né Siri né Salvini si ricordavano che la norma contestata si rifaceva alla legge di cui Salvini va più fiero (Giuseppe Conte, allora premier gialloverde, un po’ meno). Un cortocircuito che ha provocato cattivi pensieri e facili dietrologie. Tanto che l’altro ieri è intervenuto sull’argomento anche Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato e responsabile Lega per il dipartimento Turismo: “L’identificazione è importante, chi affitta B&B per tempi brevi deve assumersi le sue responsabilità”.