Dopo un’eventuale scissione, il comico potrebbe strappare al M5s tra il 2 e il 4 per cento. Il nodo simbolo e le analisi di Noto, Ghisleri (Euromedia Research) e Gigliuto (Piepoli)
“Ho un’idea per il futuro che proporrò dopo”, ha detto Grillo direttamente dal carro funebre nel giardino di casa. E quindi, nemmeno il tempo di capire se la sua destituzione da garante del M5s sarà confermata, archiviare il passato, ecco che già fioccano analisi, stime, rilevazioni per cercare di dare un peso al potenziale nascituro nuovo contenitore politico del comico. Son senz’altro discorsi prematuri, premettiamo, ché i voti sono solo quelli raccolti nelle urne. Ma un suo peso specifico, in grado di incidere sugli equilibri della coalizione, Grillo potrebbe avercelo. “E’ evidente che il marchio Grillo può essere anche più forte del marchio M5s”, dice al Foglio Antonio Noto, il primo a sondare elettoralmente un’ipotetico nuovo movimento grillino. “Rispetto ai sondaggi attuali, che vedono il M5s all’11 per cento, un nuovo soggetto guidato da Grillo potrebbe raccogliere fino a un terzo di quei voti. Parliamo di una base di circa il 4 per cento. Il vantaggio di una rilevazione del genere è che stata fatta a caldo, immediatamente dopo il video di Grillo, fotografando comunque una certa spinta all’interno del Movimento. Ma ovviamente lo svantaggio è che non tiene conto di tutto quello che effettivamente potrebbe accadere da qui in poi a proposito dei contenuti, del posizionamento politico e del progetto che, eventualmente, potrebbe scegliere Grillo”.
Alessandra Ghisleri di Euromedia Research confessa di non avere dei dati su un eventuale nuovo partito di Grillo. “Nel nostro ultimo sondaggio, quello del 25 novembre, abbiamo registrato un 18,2 per cento di elettori del Movimento cinque stelle che credono che Grillo possa fondare qualcosa di nuovo. Eppure per il 62 per cento degli elettori M5s quello stesso nuovo soggetto sarebbe un flop, anche perché manca la spinta propulsiva che ci fu all’epoca insieme a Gianroberto Casaleggio”. Eppure, aggiunge ancora Ghisleri traendo spunte dalle rilevazioni del suo istituto, “c’è anche un 20 per cento degli elettori del M5s che guarda con grande favore a Grillo e che pensa potrebbe scuotere, con le sue idee, il panorama politico. Una percentuale che sale al 30 per cento se si contano coloro che dicono di essere fedeli ai valori originari del Movimento cinque stelle”. E’ anche questo il motivo per cui, forse, Grillo dà per morto il Movimento “ma non le sue idee”. Che potrebbero rivivere sotto una nuova forma elettorale qualora la sua defenestrazione si materializzasse domenica.
Come spiega Livio Gigliuto, fondatore dell’Istituto Piepoli, “attualmente il Movimento cinque stelle è accreditato di una forbice tra il 10 e il 12 per cento dei consensi a livello nazionale. Noi stimiamo che circa l’83 per cento degli elettori siano a favore di Conte e gli altri pro-Grillo. Vuol dire che in termini di proporzione, in caso di scissione, non andiamo oltre l’1-2 per cento”. E però, aggiunge ancora Gigliuto, la questione del simbolo non è proprio una bazzecola. “E’ vero che nella base del Movimento prevale una preferenza per Conte, ma è anche vero che in maggioranza gli elettori del M5s votano il marchio. Per questo la querelle sul marchio è così importante. Ed è anche la ragione per cui Conte, qualora si distaccasse dal M5s, varrebbe attorno al 4 per cento secondo le nostre stime”. A ogni modo, analizza ancora il sondaggista dell’istituto Piepoli, “lo spazio per un nuovo soggetto antisistema in teoria io credo ci sia. Anche se non è detto che Grillo, che è una figura già conosciuta, possa raccogliere un bacino che nel nostro paese resta importante, visto che del 45 per cento degli italiani che almeno una volta nella loro vita hanno votato il M5s, la stragrande maggioranza dopo aver mollato i grillini ha optato per il non voto”.
C’è poi la non secondaria questione di cosa potrebbe diventare il nuovo M5s di Conte dopo aver rinunciato al suo garante, e poi, chissà, pure al nome e al simbolo. “Perché è chiaro che se non ti possono più chiamare grillini, e nemmeno pentastellati, una questione di crisi d’identità si pone”, dice ancora Ghisleri. “Per un partito il tema identitario è importante e bisogna stare sempre attenti a rifugiarsi nell’individualismo delle leadership, soprattutto quando c’è un cambio forte”. Tutte difficoltà che Grillo potrebbe voler agevolare per avere in futuro la sua rivincita. E sussumere consenso al suo più acerrimo nemico.