Si chiama Divoc (Covid al contrario) e a patrocinarlo c’è l’eurodeputato di FdI-ECR Sergio Berlato, quello del vaccino come “sperimentazione con gli uomini usati come cavie”. Uno degli editori ha vissuto in un bidone dell’immondizia: “Un attacco al consumismo”
Un premio letterario per No vax sbarca al Parlamento europeo. Si chiama Divoc, che in questi tempi di vannacciani “mondi al contrario” sarebbe poi Covid letto all’inverso. A patrocinarlo c’è l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR Sergio Berlato. Berlato è quello che diceva che con il vaccino anti Covid era in corso una gigantesca “sperimentazione, con gli uomini usati come cavie al posto dei topolini bianchi”, quello del green pass come “arma di ricatto”, quello dell'”idrossiclorochina come cura efficace” ma le case farmaceutiche cattive non ce lo dicono per fare profitto. Per non parlare delle sue affermazioni sui dati dei morti per coronavirus, “palesemente gonfiati“.
“Mercoledì 4 dicembre 2024, presso la sala Spinelli 1H1 del Parlamento europeo, alle ore 16, presenteremo alla stampa il DIVOC, il concorso letterario che offre la possibilità agli esclusi dal lavoro per ragioni sanitarie (ad esempio per mancata vaccinazione contro il Covid-19) di poter pubblicare con la casa editrice Audax”, scrive Berlato. “Con me saranno presenti il dottor Emanuele Franz e il dottor Andrea Meneghel, di Audax editrice. Il concorso – prosegue Berlato – è stato ideato dallo scrittore e filosofo Emanuele Franz, al fine di valorizzare liberamente il talento culturale e letterario. Il vincitore del concorso, grazie al supporto e promozione della casa editrice Audax, avrà la pubblicazione del libro e in dono un’opera musiva di alto valore dell’artista Giulio Menossi”. E conclude che “sanare e non esacerbare il confronto e il dibattito su temi delicati come la salute e l’accesso al lavoro sono gli obiettivi degli autori. Il premio, giunto alla terza edizione, ha ricevuto il patrocinio e il sostegno di alcuni importanti esponenti della cultura e della politica italiani, tra cui Vittorio Sgarbi, Giorgio Agamben, Francesco Benozzo, Angelo Tonelli, Diego Fusaro e Alessandro Meluzzi”.
Un pantheon niente male. Se Sgarbi e Fusaro non hanno bisogno di presentazioni, forse non tutti ricorderanno Alessandro Meluzzi, psichiatra e volto dei salotti televisivi, sospeso dall’Ordine dei medici nel 2021 per non essersi vaccinato. Tonelli è un grecista anti-green pass e Benozzo è uno dei docenti universitari sospesi perché non vaccinati (una delle sue massime è che “quella del Coronavirus è una grande truffa“). Infine il filosofo Agamben, di cui abbiamo scritto più volte sul Foglio: ha sostenuto che la pandemia fosse una “invenzione” e che le misure assunte servissero per “instaurare un implacabile terrore sanitario“, oltre a essersi scagliato contro l’obbligatorietà del vaccino e contro la supposta “schedatura” dei vaccinati con il green pass, paragonato alla “propiska”, il passaporto interno dell’Urss.
Restano poi i filosofi-editori, “il dottor Emanuele Franz e il dottor Andrea Meneghel”, come dice Berlato. Se Meneghel è poco noto e piuttosto schivo – curava una rubrica sulla liturgia antica su Telepordenone e condivide sul suo scarno profilo X una sua foto con Fusaro – invece Franz (autore tra l’altro di Io nego. Pensieri di un filosofo davanti al Covid) è molto prolifico su social, Byoblu e simili. Chicca? Quando, come un moderno Diogene, ha vissuto in un bidone dell’immondizia a Moggio Udinese. Un “attacco al consumismo, alla mentalità iper-commerciale di questa società senza valori”.