Le crisi di Francia e Germania bloccheranno l’Ue fino a metà 2025

La Commissione europea a proposito della situazione politica francese ha detto di non essere “mai contenta se un governo cade”. Durante il primo mandato von der Leyen non era mai intervenuta su questioni interne ai paesi membri, ma una paralisi a Parigi (così come a Berlino) è vista come una prospettiva allarmante

Bruxelles. La Commissione europea ieri ha espresso preoccupazione di fronte alla prospettiva della caduta del governo di Michel Barnier in Francia, in un raro intervento di Ursula von der Leyen nella politica nazionale di uno stato membro. “Non siamo mai contenti se un governo cade e porta a insicurezza che ha implicazioni più ampie nel contesto economico”, ha detto la portavoce della Commissione, Paula Pinho. Nel suo primo mandato la presidente von der Leyen si era ben guardata dall’esprimere commenti di fronte a una crisi politica interna. Ma dato il peso della Francia nell’Unione europea, seconda paese membro per popolazione ed economia, con un deficit che appare già fuori controllo, una lunga paralisi governativa a Parigi è una prospettiva allarmante. Con la Germania che andrà al voto il 23 febbraio 2025, per la Commissione questo potrebbe significare anche il prolungamento del letargo in cui è entrata l’Ue ormai un anno fa, in vista delle elezioni europee del 9 giugno e del rinnovo delle istituzioni comunitarie. Non che manchino le emergenze: guerra della Russia contro l’Ucraina, ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, dipendenze dalla Cina. Con Parigi e Berlino bloccate, mancano le condizioni politiche per permettere alla Commissione di fare proposte e reagire con determinazione agli eventi del momento.

Il nuovo esecutivo di von der Leyen è entrato in carica il primo dicembre. Lo stesso giorno hanno iniziato a lavorare il nuovo presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e l’Alto rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas. Ma “fino a quando non ci sarà un nuovo governo a Berlino, e il processo potrebbe prendere un paio di mesi, a Bruxelles si muoverà poco”, spiega al Foglio un diplomatico. I tempi per la formazione di una nuova coalizione in Germania potrebbero protrarsi fino a maggio o giugno del 2025. “Non mi aspetto che ci siano iniziative serie prima dell’arrivo di Friedrich Merz alla cancelliera”, conferma un funzionario dell’Ue. Nei corridoi delle istituzioni comunitarie la vittoria del leader dell’Unione Cdu-Csu è data per certa. “L’interrogativo è se dovrà governare con i socialdemocratici della Spd, con i Verdi o con i liberali della Fdp. Per le politiche dell’Ue, il tipo di coalizione che Merz formerà potrebbe rivelarsi decisiva”, spiega il funzionario. In Francia la politica europea rientra nel dominio riservato del presidente della Repubblica. Ma Emmanuel Macron è costretto a subire le pressioni dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, che chiedono le sue dimissioni. A meno di un improvviso ritorno al senso di responsabilità della sinistra moderata (socialisti e Verdi), l’uscita dalla crisi non è in vista. Macron potrà indire elezioni solo a giugno e l’esito sarà comunque incerto. Fino ad allora sarà distratto dai guai interni. I mercati sono sotto tensione (lo spread francese è allo stesso livello di quello greco). La credibilità delle nuove regole del Patto di stabilità e crescita è in gioco. La Commissione teme di fare passi che potrebbero spingere l’elettorato verso i partiti estremisti. Ursula von der Leyen sta aspettando di vedere come evolverà la crisi a Parigi prima di decidere se firmare l’accordo commerciale con il Mercosur, forse già questa settimana.

Le incertezze a Berlino e Parigi di fatto paralizzano l’Ue in un momento chiave. Von der Leyen ha fatto molte promesse, ma il suo programma per i primi cento giorni è un po’ vuoto. L’11 dicembre la Commissione terrà un dibattito di orientamento sulle relazioni con gli Stati Uniti. Il 15 gennaio pubblicherà il “Compass sulla competitività”. Solo l’11 febbraio sarà adottato il programma di lavoro per il 2025. La settimana dopo arriverà la “vision” sul futuro dell’agricoltura. Il 26 febbraio, appena dopo le elezioni in Germania, saranno pubblicati il “Clean industrial deal” e il pacchetto sulla semplificazione. Nei primi cento giorni è stato promesso anche il Libro bianco sulla difesa, che non è stato ancora calendarizzato. Von der Leyen ha annunciato che si occuperà personalmente della crisi dell’industria automobilistica con il lancio di un dialogo strategico sul futuro del settore. “Compass” (bussola, ndr), “libro bianco”, “vision”, “dialogo strategico”: sono tutte espressioni che nel giargone dell’Ue indicano documenti contenenti idee, linee guida, opzioni e possibilità da esplorare e percorrere. Ma, salvo casi limitati, non dovrebbero esserci proposte legislative concrete. Il big bang della nuova legislatura dell’Ue è rinviato a metà 2025.

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