Perché Biden fa bene a graziare suo figlio

È alto il rischio che si riveli un punto di non ritorno nella deriva tardo imperiale americana che si sovrappone a giustizia e diritto. Ma se davanti non c’è giustizia e si teme solo vendetta, allora bisogna difendersi anche coi gomiti

Pensare al bene e alla tenuta futura del proprio paese. E anche alla propria legacy, sì. Ma in che modo mai puoi pensare alla legacy di un paese che è già bello che andato, quanto ai criteri d’equilibrio in giustizia? Un’America in cui il successore, l’uomo che ha stra-conquistato la Casa Bianca e la stra-maggioranza degli americani, quell’idea di equilibrio in giustizia l’ha già bella che cancellata? Che si vanta del 6 gennaio (l’altro), che ha subìto condanne e se n’è infischiato, in una sorta di auto-pardon, che manda i suoi propri perdonati nel mondo come ambasciatori, che mina e/o sminerà la giustizia a piacere, uno che non farà prigionieri? Allora l’idea di non lasciargli in mano l’ultimo scalpo da esporre, lo scalpo di suo figlio sventurato, le ultime spoglie da calpestare come un Achille piccino e feroce col povero Ettore, ridammi almeno il corpo di mio figlio, è venuta.

Potrà essere inelegante, anzi disastroso per come il pardon evidentemente inappropriato verrà usato contro. E disastroso il rischio che divenga un punto di non ritorno nella deriva tardo imperiale americana che si sovrappone a giustizia e diritto. Ma se non sei riuscito a rispondere brigante e mezzo al brigante, se davanti non intravvedi giustizia ma temi vendetta, allora difenditi anche coi gomiti. Il Cav. che aveva fantasia contro il Wild bunch dei braghettoni si salvò col gomito geniale della nipote di Mubarak. Il pardon di Biden è la sua nipote di Mubarak. Cose che non si dovrebbero fare, se non fosse già tutto andato. Ha fatto bene, Biden. Peccato che non abbia mai avuto la sublime fantasia del Cav.

Di più su questi argomenti:

  • Maurizio Crippa
  • “Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini”

Leave a comment

Your email address will not be published.