Nell’ateneo senese la consultazione studentesca è stata cancellata per presunte aggressioni e pressioni. Ma nel decreto di annullamento il rettore Di Pietra non circostanzia le accuse. “La responsabilità è personale, non può ricadere su tutti noi”, dice De Donatis (Gioventù universitaria)
Il rettore dell’Università degli Studi di Siena Roberto Di Pietra la scorsa settimana ha deciso di annullare le elezioni studentesche che si stavano tenendo tra il 26 e il 28 novembre. Lo ha fatto sulla base di “circostanziate segnalazioni di gravi e diffusi comportamenti ascrivibili ad una parte del corpo elettorale e riferibili ad alcune associazioni studentesche”, recita il decreto di annullamento. I comportamenti, si legge ancora nel testo, “sono descritti nelle segnalazioni come altamente lesivi del diritto di esprimere liberamente il proprio voto e come tali più che idonei ad inquinare i risultati della procedura elettorale”. Gli atti sono stati inviati d’ufficio alla procura di Siena. Ma sulla natura di queste “circostanziate segnalazioni” è calato il silenzio da parte del rettore. Tanto che le due associazioni sotto accusa, Gioventù universitaria e il collettivo Cravos, hanno parlato di “diffamazione” nei loro confronti. “Una totale mancanza di trasparenza sia verso la comunità studentesca sia verso le associazioni che si sono impegnate nell’attività di rappresentanza”, dice al Foglio Alberto De Donatis, coordinatore di Gioventù universitaria, “un’associazione non di destra ma apartitica, a cui aderiscono studenti di centrodestra e di centrosinistra”.
Le accuse di “coercizione fisica” secondo De Donatis sono “gravissime, ci dissociamo. Ma il codice di procedura penale ci dice che la responsabilità è personale, non può ricadere su tutta l’associazione. Se qualcuno dei nostri è rimasto coinvolto in fatti del genere, lo cacciamo. Ma non si può non circostanziare accuse così pesanti. Senza considerare che quando hanno cancellato le elezioni già circa 3 mila studenti avevano espresso la loro preferenza”. Anche secondo Cravos, collettivo rosso, dietro alla decisione del rettore potrebbe esserci una strategia dell’associazione di sinistra Link, che subito aveva puntato il dito contro le due associazioni coinvolte. Dal rettorato difendono la scelta. Eppure l’annullamento (il primo nelle università italiane) rischia di congelare l’ateneo, se non si voteranno i nuovi organi entro gennaio.