Teheran ha rilasciato Toomaj Salehi, il rapper dissidente che aveva condannato a morte

Dopo aver passato 753 giorni in isolamento, dopo le torture e le vessazioni, il cantante è stato scarcerato. Era nel braccio della morte per il crimine di “corruzione sulla terra”, negli anni le sue canzoni sono diventate la voce delle proteste “donna, vita, libertà”

Toomaj Salehi, il rapper iraniano che era stato condannato a morte lo scorso aprile dal regime iraniano, è stato rilasciato il primo dicembre dopo aver passato più di due anni di prigione. ”Salehi, figlio dell’Iran, è stato rilasciato oggi dalla prigione di Dastgerd, dopo aver sofferto 753 giorni di crudele, ingiusta e ingiustificata reclusione senza alcuna ragione o supporto legale documentato”, si legge sotto una foto condivisa oggi sul profilo Instagram di Salehi in cui il rapper, vestito di bianco, tiene in mano un mazzo di rose bianche.

Era stato arrestato nell’ottobre 2022 per aver partecipato alle proteste “donna, vita, libertà” scoppiate in tutto il paese dopo la morte di Mahsa Amini: aveva invitato gli iraniani a protestare contro il governo, aveva pubblicato alcuni video che lo ritraevano insieme ai dimostranti per strada e aveva trasformato la protesta in musica. Le sue canzoni sono ancora oggi un simbolo del dissenso degli iraniani e molte strofe sono diventate negli anni la voce delle manifestazioni: “Il crimine di qualcuno è stato ballare con i capelli al vento, il crimine di qualcuno è stato essere coraggioso e schietto. Arriverà il giorno in cui vi attaccherete a vicenda”, recita una strofa della canzone “Faal”, Destino. Il Foglio ha tradotto alcune delle sue canzoni più famose qui.

Già l’anno scorso era stato rilasciato pubblicando un video sui social media in cui descriveva come era stato torturato e tenuto in isolamento. Poco dopo è stato arrestato di nuovo con l’accusa di aver diffuso disinformazione. “Il regime ha cercato di mettere a tacere Toomaj con una condanna a morte, lo ha torturato a morte per spezzargli lo spirito e ora, dopo tanto dolore e ingiustizia, lo hanno rilasciato”, ha dichiarato oggi il cugino Arezou Eghbali Babadi: “Toomaj non avrebbe mai dovuto essere in prigione”. Anche la cugina del rapper, Shabnam Khosravi, aveva lanciato un appello al Foglio: è lei che con una rete di avvocati ha fatto petizioni, reclami all’Onu, appelli agli artisti per chiedere di usare anche la loro voce e impedire la condanna a morte del rapper.

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