L’Australia sta facendo come Giuliano l’Apostata, ma è tardi

L’Australia non ha proibito ai minori di sedici anni di avere acceso ai social; ha proibito ai social di avere accesso ai minori di sedici anni. Il senso di una legge viene spesso rivelato dalle relative sanzioni e, in questo caso, il ragazzino australiano che dovesse iscriversi ai social non riceverebbe alcuna pena per la trasgressione. Al contrario, verrebbe punita la piattaforma, per non avere vigilato sulla identificazione dell’utente e sulla certificazione dell’età minima consentita. E’ un dettaglio che introduce un rilevante distinguo. Nell’educazione dei giovani, invale la tendenza a precludere l’accesso ad attività di notevole ricaduta sociale, prima del raggiungimento di una certa età; Platone, il solito esagerato, riteneva che non si potesse fare il servizio militare prima dei 35 anni, e che si potesse governare lo stato solo a partire dai 50. Ciò appare lampante nelle attività individuali pericolose per gli altri: in ordine crescente, l’alcol, il fumo, la guida, il voto. Impedendo ai social di avere accesso ai minori di sedici anni, l’Australia non ne sta solo comparando la pericolosità al mettere in mano a un bimbo una sigaretta, un’automobile o il volantino di un Vaffa Day. Sta dicendo anche che i social hanno una responsabilità sociale, che tuttavia nascondono dietro l’usufrutto individuale. Pur dichiarandosi indispensabili per restare connessi agli altri, i social sono un monologo ombelicale, che esalta la solitudine titanica di chi pretende dagli altri solo ammirazione (e ne riceve odio). Hanno ormai soppiantato la religione come pratica individuale che congiunge le persone nell’illusione condivisa di avere, ciascuna, accesso esclusivo a una vita migliore; costituiscono il nuovo potere spirituale, e qui risiede la loro pericolosissima illusorietà. Proibendo ai social di fare proseliti fra i ragazzini, l’Australia sta facendo come Giuliano l’Apostata, quando cercò di bloccare la nuova religione impedendo alle scuole di avere alunni cristiani. Ma era troppo tardi, ed è troppo tardi anche oggi.

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