Era la mattina di giovedì. Uomini incappucciati, a bordo di due grossi gommoni neri, avevano sparato in aria e in acqua contro dei naviganti migranti. I soccorritori, la nave Geo Barents, non sono riusciti a persuadere i rapitori a restituire loro la preda
Ieri guardavo il padre del giovane Ramy, il signor Yehia Elgaml, che diceva bruscamente “basta violenza, basta vendetta, Ramy non vuole questo. Vogliamo solo sapere la verità”. E poi diceva che suo figlio sarebbe stato sepolto a Milano, perché era italiano, “e si sentiva italiano, si sentiva milanese”. (Come Stendhal, mi sono detto). La notizia associata era l’invio di 600 “aggiuntivi” agenti di polizia: il ministro Piantedosi teneva a precisare che la decisione era stata presa “prima”. Prima dunque della morte di Ramy e degli 8 ultimi chilometri della sua vita e della fiaccolata annunciata al Corvetto, prima di tutto insomma. L’invio straordinario di 600 donne e uomini della polizia per il ragazzo Ramy sarebbe infatti sembrato troppo.
Subito dopo il telegiornale notturno che guardavo parlava di un avvenimento che faceva pensare, e sperare, di aver sentito male. Avevo sentito bene. Era la mattina di giovedì. Uomini incappucciati, a bordo di due grossi gommoni neri, che si sono dichiarati della Guardia costiera libica, avevano sparato in aria e in acqua contro dei naviganti migranti, poi erano intervenuti a separare, a bastonate col calcio dei fucili, gli uomini dalle donne e dai bambini, per ripartire alla volta della Libia con 25 donne e 4 bambini. I soccorritori, la nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere, non sono riusciti a persuadere i rapitori a restituire loro la preda. Agli uomini, gettati in acqua e salvati dalle acque, le autorità italiane destinavano come porto di approdo Crotone o, secondo altre cronache che ho trovato più tardi, Brindisi. 83, fra uomini e minori non accompagnati.
Proverbiale com’è, l’espressione “Prima le donne e i bambini” sa di mare, viene dai naufragi. E’ recente, a metà dell’Ottocento. Non è una legge della marineria, è una correzione cavalleresca del Si salvi chi può, applicata con abnegazione a volte, ignorata altre volte. Ma l’esempio dell’altroieri è un’innovazione della consuetudine, e della stessa nozione di umanità. Annalisa Camilli, sulla Stampa, riferisce le parole di un altro uomo i cui figli avrebbero potuto diventare milanesi, o almeno italiani. “Hanno sparato in aria. Ci hanno picchiato con la parte posteriore del fucile. Poi hanno preso le donne e i bambini. Anche mia moglie e i miei figli, di 11 anni e di 3 mesi. Cosa ne sarà di loro?” Cosa ne sarà di me? – voleva dire.
Speronamenti e sparatorie contro le imbarcazioni dei migranti sono addirittura frequenti. La responsabile dei soccorsi della Geo Barents Fulvia Conte dice: “Un caso del genere però, con donne e bambini presi e portati via, non l’avevo mai visto”.
Lo rivedremo. C’è sempre una prima volta, e poi tutte le altre. Prima le donne e i bambini. E si salvi chi può.